Sindaco Roma/ Il punto: prove di unità del centrodestra

Dopo la forfait definitivo di Bertolaso per Salvini, Meloni e Tajaini un difficile confronto per il candidato. Calenda può costare a Gualtieri la eliminazione dal ballottaggio.

zIl voto delle amministrative del prossimo autunno si avvicina giorno dopo giorno, ma mentre nell’area giallo-rossa, ovvero M5S e Pd, è già stato deciso chi correrà per la poltrona di sindaco, nel centrodestra siamo ancora fermi alla ricerca del miglior candidato che possa rappresentare l’intera coalizione. Sembrava che sul nome di Guido Bertolaso si potesse raggiungere un’intesa, ma l’ex capo della Protezione Civile ha ancora una volta e decisamente affermato che non intende partecipare alla competizione capitolina. Quindi, dopo una serie di infruttuose riunioni dei propri delegati, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani in rappresentanza di Silvio Berlusconi dovranno incontrarsi di persona per scegliere chi schierare non solo a Roma, ma anche a Milano, Napoli, Torino, Bologna (per citare alcuni centri interessati dalla consultazione elettorale) e alla Regione Calabria che tornerà al voto per la prematura scomparsa della presidente Jole Santelli.

E’ una matassa difficile da dipanare, ma i cinque mesi scarsi che ci separano dall’appuntamento delle amministrative di ottobre non sono tanti se calcoliamo che tra oggi ed il voto ci sono i mesi estivi, ovvero le vacanze, che non sembrano i più indicati per svolgere una campagna elettorale tradizionale. Il centrodestra deve quindi affrettare i tempi per scegliere chi lo dovrà rappresentare. E questo soprattutto a Roma dove Virginia Raggi ha bruciato i tempi annunciando la sua ricandidatura già nel mese di agosto dello scorso anno, forte anche del sostegno dell’intero Movimento, cosa non scontata fino a qualche tempo fa quando i maggiorenti pentastellati sembravano muoversi in direzione di un’alleanza con il Pd, il che significava accantonare la candidatura dell’attuale sindaca.

Anche il Pd ha deciso per tempo chi sarà il suo candidato al Campidoglio: l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Il nuovo corso impresso da Enrico Letta ha fatto sì che nessun altro esponente democratico di spessore si presentasse alle primarie del prossimo mese di giugno per evitare una lotta correntizia che in questi anni ha provocato solo danni al partito. Come detto, ci saranno le primarie tra non molti giorni, ma il risultato appare scontato. I sei che sfideranno Gualtieri non sembrano avere il sostegno necessario per batterlo. Le primarie quindi si ridurranno solo ad una mobilitazione dell’elettorato del centrosinistra per rivitalizzarlo e motivarlo in vista del voto di ottobre.

In effetti, il vero sfidante di Gualtieri non parteciperà alle primarie. Ci riferiamo a Carlo Calenda, europarlamentare e leader di Azione, che rappresenta una vera e propria spina nel fianco del Pd. Sì perché l’ennesimo fuoriuscito dalla formazione democratica gode di ampia stima e non solo tra l’elettorato della sinistra moderata, ma anche nell’area centrista. Potrebbe quindi strappare molti voti a Gualtieri, il che potrebbe costare a quest’ultimo ed al centrosinistra l’eliminazione dal ballottaggio.

Comunque siamo ancora alle prime mosse di quella che si annuncia una campagna elettorale molto calda e non solo per l’afa estiva. Intanto aspettiamo le mosse del centrodestra che appare un gigante addormentato.

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