Slot machine a Roma: Raggi dichiara guerra al gioco d'azzardo

Delibera per regolare un mercato da 5 miliardi. Divieto nel centro storico

Il Campidoglio ha deciso di dichiarare guerra aperta al gioco d’azzardo, cominciando col vietare l’uso delle slot machine nel Centro storico e mettendo al contempo regole più stringenti nel resto del territorio. L’annuncio è arrivato questa mattina  dal blog di Beppe Grillo, dove in un post firmato dal sindaco Virginia Raggi e i suoi consiglieri, l’Amministrazione capitolina si impegna a porre un freno “alla giungla di slot machine nella città. Per farlo abbiamo depositato la scorsa settimana una delibera di iniziativa consiliare sul regolamento delle sale slot a Roma”. Se passerà la proposta a Cinque Stelle (in linea con l’orientamento del Governo sul gioco d’azzardo) qualsiasi bar, sala o esercizio del Centro dotato di macchinette dovrà necessariamente privarsene, mentre nei restanti municipi ogni slot dovrà mantenere la distanza di almeno mezzo chilometro dai luoghi sensibili, come le scuole, oltre a rispettare precise fasce orarie. Resta da valutare la portata della misura, sia sulle attività degli esercenti, sia sulle casse pubbliche, dal momento che il gioco garantisce allo Stato dagli 8 ai 9 miliardi di euro in termini di gettito. Per capirlo basta leggere alcuni dati relativi alla diffusione del gioco a Roma e dintorni.

A Roma si contano circa 45-50 mila apparecchi tra slot e videolotteries, distribuiti in quasi 300 sale. In pratica il 12% del parco macchine nazionale. Secondo alcune rilevazioni di Agipronews, ogni anno nel Lazio si spende quasi 1 miliardo di euro in puntate sul slot e videolotteries (Vlt) a fronte di vincite per 4 miliardi. In pratica, tra puntate e vincite, solo nel Lazio, il gioco muove oltre 5 miliardi di euro, di cui il grosso è concentrato a Roma visto che nella Capitale risiede quasi i tre quarti delle sale regionali. In ogni caso, Roma sarà solo l’ultima delle grandi città a dotarsi di un regolamento sul gioco. Nel 2014 è toccato a Milano, mentre nel 2015 a Napoli. A Torino poi, il sindaco pentastellato Chiara Appendino, ha varato norme più severe un mese prima della Raggi, a ottobre.

Festeggeranno le organizzazioni criminali“, fa notare con un po’ di sarcasmo Massimiliano Pucci, presidente di Astro, una delle maggiori associazioni del gioco. Pucci spiega a Radiocolonna.it come “quello che si deve fare è una regolamentazione dell’offerta slot, non l’abolizione, che invece non porta a nulla, se non all’illegatlità. E poi non serve a ridurre le ludopatie. Basti pensare a quello che hanno fatto in Lombardia, dove hanno ridotto le slot ma i malati sono aumentati, grazie all’online. E’ inutile fare provvedimenti spot in chiave proibizionista. Bisogna dare regole, come ridurre l’ingresso nel gioco di nuove slot, questo sì. Mi sa tanto che questo provvedimento non avrà gli effetti sperati”. 

Una  seconda bocciatura è arrivata poi dal Codacons, l’associazione di consumatori, che ha invitato il sindaco a spostare l’attenzione più sulle periferie, evitando di colpire il centro storico. “E’ una misura sbagliata e discriminatoria che non servirà a combattere la piaga del gioco d’azzardo nella Capitale. Il vero problema non è certo il centro storico di Roma, ma sono le  periferie dove si registra una concentrazione abnorme di sale  slot, con il record su Via Tiburtina che in pochi km fa registrare  addirittura 23 locali adibiti al gioco d’azzardo, spesso ubicati  vicino scuole, parrocchie e centri sportivi. Porre limiti solo in  centro equivale a creare discriminazioni, perché si tutela la salute  dei cittadini ricchi che abitano in zone centrali, abbandonando quelli che risiedono in periferia”.

Soddisfatto invece il direttore della Caritas, Enrico Feroci. “È un primo passo perché l’amministrazione se ne fa carico. Poi non è tanto importante la distanza dalle scuole, è importante la proposta degli orari d’apertura per tutto l’azzardo”. (G.Z)

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