Stadio della Roma, i tanti silenzi dei politici sui social

Sulle questioni spinose il mondo della politica evita i tweet: ecco tre esempi

Mentre la Rete si scatena sull’ennesimo scandalo capitolino e #stadiodellaroma diventa in poco tempo un top trend da migliaia di clic, il mondo della politica in molti casi ha preferito tacere. Prodigo di tweet quando c’è da cavalcare le magagne altrui, stavolta molti esponenti di primo piano hanno preferito l’attendismo e la prudenza. E non senza ragioni, visto che lo scandalo è più che mai ben distribuito tra le forze politiche e il faldone di oltre 200 pagine andrà analizzato bene prima di trarre conclusioni. Molti addetti ai lavori sospettano che ci siano altre cose che non sono uscite e che potrebbero emergere a breve.

A 24 ore dalla notizia molte bacheche social rimangono vuote in attesa che la vicenda prenda contorni più chiari.

Nessun riferimento sul profilo Twitter di Matteo Salvini, solitamente tweettatore compulsivo ed efficace. Repubblica sostiene che Luca Parnasi sia stato un finanziatore della Lega, visto che “tra il 2015 e il 2016 avrebbe versato attraverso una sua società 250mila euro come contributo volontario all’Associazione Più Voci, la onlus che i commercialisti di Matteo Salvini hanno creato come cassaforte per ricevere i contributi delle aziende.”

Salvini poi ha difeso Parnasi all’assemblea di Confesercenti, ma su Twitter non c’è traccia dell’argomento. Zero cinguettii anche sulla bacheca di Nicola Zingaretti, estraneo alla vicenda ma con un suo ex assessore – Michele Civita – che ha subito una misura cautelare per un favore che avrebbe chiesto a Parnasi per l’assunzione del figlio.

Nella giornata di mercoledì il governatore laziale ha poi rivendicato l’operato trasparente della Regione Lazio sottolineando che “nessun dirigente o funzionario regionale è stato oggetto delle misure adottate dagli uffici giudiziari.”

Anche sul profilo di Luigi Di Maio ‘zero tweet’ sull’argomento. Il capo politico del Movimento Cinque Stelle ha preso una posizione netta sul tema – sostenendo che Lanzalone si dovrebbe dimettere – ma non su Twitter, insieme a Facebook il social più usato per lanciare invettive e proposte nel mare magnum delle notizie.

Quando c’è una notizia che può attirare consenso e retweet la politica è ben disposta a condividere il proprio pensiero con gli utenti. Quando c’è una questione spinosa meglio palesare la propria posizione in un lancio affidato alle agenzie di stampa, lontani da tweet contrari e troll avversi.

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