La relazione di Gabrielli su Mafia Capitale è pronta. Sei mesi di indagini, quasi mille pagine di rapporto in cui gli ispettori inviati dalla prefettura hanno fatto il punto sulla legalità – zoppicante – della macchina amministrativa romana. Un faldone giunto negli uffici di Gabrielli a metà giugno su cui il prefetto avrebbe avuto 45 giorni di tempo per inviare la propria relazione al Ministro degli Interni. Ma il tempo è prezioso, come l’esigenza di mettere il punto su una vicenda delicata per Roma. Un’intera amministrazione è rinchiusa in un fortino, attaccata anche dai vertici nazionali del proprio partito che vorrebbero la testa del primo cittadino. Così il prefetto – uomo d’ordine dinamico ed efficiente – ha preparato la propria relazione in due settimane. Tempi record che possono avere chiavi interpretative differenti. Da un lato impiegare 1/3 del tempo a disposizione potrebbe significare la volontà di riabilitare l’amministrazione e farla tornare al più presto operativa per la gestione della città. Un’altra chiave di lettura interpreta la fretta del prefetto come l’intenzione di far commissariare un comune irredimibile per arrivare all’Anno Santo con una guida più prestigiosa e meno compromessa. Punti di vista che verranno discussi poi in CDM da Angelino Alfano, certo che quella che arriverà sul suo tavolo sarà comunque una relazione impietosa sullo stato della legalità a Roma. Un contenuto su cui c’è il massimo riserbo, in primis da parte del prefetto che si lascia sfuggire alcuni dettagli della relazione, particolari inquietanti che parlano di immobili di 50 mq a Pietralata affittati dal Comune a quasi 4000 euro al mese. Una situazione che lascia sgomento anche Francesco Storace. “Non sanno manco loro che pesci piglià” è il commento laconico che l’ex governatore del Lazio ha rilasciato a Radio Colonna, convinto che nessuno abbia realmente idea sul da farsi, in primis gli esponenti della maggioranza in Comune che vista la situazione delicata “devono solo pregare”. (G.D.S.)