“Siamo dinnanzi a uno scenario davvero poco incoraggiante, ma sentiamo il dovere di essere ottimisti”. Con queste parole il presidente dell’Ente per il turismo nel Lazio, Giancarlo Mulas, ha commentato i dati sul turismo a Roma diffusi ieri dall’ente. Un settore che solo a Roma impiega circa 75 mila lavoratori, di cui 69 mila in forma stabile.
Tutti col fiato sospeso, visto che nei primi tre mesi dell’anno gli arrivi nella Capitale hanno registrato una crescita ben lontana dai ritmi degli anni scorsi, mitigata solo in parte dall’incremento dell’occupazione nel comparto, cresciuta nel 2015 dell’1,1%, e dalla performance dei ristoranti dove, l’affluenza ha segnato un aumento dell’1,2 .
Dalle cifre diffuse dall’Ente, tra gennaio e marzo infatti gli arrivi nella Capitale hanno fatto registrare un aumento dello 0,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Una percentuale decisamente esigua per una città come Roma, unica al mondo. Se si considera che, come ricordato dallo stesso Mulas, anni addietro il turismo capitolino faceva segnare incrementi del 10% a stagione, emerge tutta la crisi del settore. La colpa è anche del pessimo andamento degli arrivi di italiani, scesi del 2,6% nei primi tre mesi, a fronte di un aumento del 2,5% degli arrivi stranieri.
“Il fatto è che il turismo a Roma non cresce più come nelle scorse stagioni”, ha spiegato Mulas. A spingere al ribasso gli arrivi, ha contribuito non poco la pessima performance di Pasqua, condizionata inevitabilmente dagli attentati di Bruxelles, che hanno frenato le partenze, facendo disdire decine di voli nel corso delle feste.
Secondo i calcoli dell’ente laziale infatti, solo nel corso della settimana santa gli alberghi della Capitale hanno assistito a un calo delle presenze del 2,4%. (Gianluca Zapponini)