Un giorno di ordinaria… burocrazia

Ottenere un semplice documento può essere un'impresa titanica e, spesso, si viene fagocitati da un sistema antiquato

La semplificazione della burocrazia. Se ne parla da anni. Abbiamo fatto dei progressi?
Per snellire tutte le procedure burocratiche che riguardano il cittadino, lo scorso anno è stato “spacchettato” il disegno di legge delega che riguarda anche l’ innovazione digitale.
Ed io, essendo un cittadino, ne voglio approfittare.

La carta di identità di mia figlia, essendo una minore, dopo cinque anni di validità è scaduta.
Decido di rinnovarla. Sarà semplicissimo, penso.
Tento di prenotarmi. Responso: “Gentile cittadino, la prima data disponibile sarà fra tre mesi”.
L’attesa mi sembra appena appena eccessiva. Decido di optare per la richiesta del passaporto.  Anzi, con l’occasione, rinnovo anche il mio. Questa volta, ne sono sicuro, sarà semplicissimo.

Ora, sorvolando sul fatto che le macchinette fototessera dovrebbero essere annoverate fra le torture nel nuovo millennio (si viene veramente brutti!!!), io e mia figlia, armati di fotografie e documenti vari, ci rechiamo in Questura. Consegnata la documentazione ci avvisano che entro quindici giorni avremo i passaporti.
Lo avevo detto che sarebbe stato facile. Torniamo a casa e vissero tutti felici e contenti. Fine della storia.
Ma neanche per idea!

Il giorno seguente, infatti, mi telefonano dalla Questura.
Buongiorno, la chiamiamo in riferimento alla sua richiesta del passaporto. Lei ha consegnato un Decreto del Tribunale dei Minori nel quale è indicato che la sua ex moglie ha perso la Potestà genitoriale, giusto”?
Sì, è corretto, rispondo. C’è qualcosa che non va?
Il decreto è del 2018 e dovrebbe attualizzarlo”, mi dicono.
Mi scusi, ribatto, ma quel decreto non scade. E’ ancora in vigore e lo sarà per sempre.
Lo so ma dovrebbe andare in Cancelleria del Tribunale dei Minorenni e farsi rilasciare un documento che certifichi, alla data odierna, la sua validità. Quel decreto potrebbe essere impugnato e soggetto a revisione ma non si preoccupi, sarà una cosa facilissima. Glielo rilasceranno a vista”.

L’indomani, raggiungo il Tribunale. C’è già una discreta fila di prima mattina. Mi siedo e attendo. Circa quaranta minuti dopo, finalmente, è il mio turno. Espongo la mia richiesta all’addetta della cancelleria. La signora prima mi guarda perplessa poi chiama una sua collega. Confabulano per circa un minuto e poi sentenziano:
Eh ma il Cancellerie non c’è”.
E’ non torna più? Non c’è nessuno che faccia le sue veci? domando.

La signora ci pensa un po’ e mi guarda. Io guardo lei e attendo la risposta. Richiama la collega, ri-confabulano ancora e mi istruiscono su tutta una serie di cose che dovrei fare:
Dunque, compili il modulo X, faccia la richiesta Y, poi vada al piano di sopra, faccia una giravolta, la faccia un’altra volta, dica uno, due, tre stella, risolva un quiz con risposta multipla e si tocchi la punta del naso con l’orecchio destro”.

Mi scusi ce la faremo per il 10 agosto, le chiedo. Sa, vorrei partire.
Beato lei che parte”, mi risponde quasi scocciata e con aria di sufficienza.
A quel punto, lo ammetto, vorrei risponderle in modo molto scortese. Però resisto, mi mordo la lingua e taccio.

Decido di andare via e di tornare in Questura, sperando di risolvere la questione con un’autocertificazione. Affronto il traffico del lungotevere e arrivo alla stazione di Polizia del mio quartiere. Purtroppo l’autocertificazione non è contemplata. Allora mi collego alla APP del Tribunale e dimostro alla poliziotta che, rispetto alla sentenza che mi riguarda, non ci sono aggiornamenti. Ma, anche in questo caso, non serve.

Serve solamente il documento rilasciato dalla Cancelleria. Domani mattina tornerò nuovamente in Tribunale, quasi certo che non avrò il documento entro pochi giorni e non potrò partire.
E la semplificazione della burocrazia?

Eppure, ne sono certo, questo problema potrebbe essere risolto in brevissimo tempo. Dalla Questura, ad esempio, potrebbero telefonare alla Cancelleria e, con il numero del Decreto, in pochi minuti appurerebbero che non ci sono stati ulteriori sviluppi. Io avrei il passaporto e potrei partire.
Altrimenti, sempre dalla Questura, potrebbero collegarsi telematicamente al sito della Cancelleria e controllare il decreto. Quanto tempo impiegherebbero? Dieci minuti? Forse anche meno.
Io avrei il passaporto e potrei partire.

Ma sarebbe troppo facile e, nel nostro Paese senza scivolare nel solito lamentoso qualunquismo, nulla è mai semplice. Così, quando rivendichiamo un diritto, veniamo fagocitati da un sistema antiquato dove è lo stesso cittadino che deve provvedere a se stesso, districandosi fra informazioni errate e tempi biblici.
Quest’anno, con mia figlia, le ferie le faremo a Burocrazia, in provincia di Medioevo.

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