Nei giorni in cui si moltiplicano le manifestazioni a sostegno degli agnelli pasquali, e in cui perfino Silvio Berlusconi ne adotta uno con tanto di foto a corredo, si dovrebbe parlare anche della mattanza di pulcini. Ma la Pasqua non c’entra, e neanche l’annosa disputa tra vegetariani (o vegani) e onnivori. La questione è più circostanziata e impossibile da leggere in modi difformi: in una scuola di via Gela, all’Appio, vandali (ma ha senso chiamarli così, come un popolo barbaro che voleva conquistare Roma, quando invece questi esseri hanno ben pochi neuroni a disposizione e poca voglia di fare qualsiasi cosa) si sono introdotti devastando i giochi e gli armadietti dei bambini.
Già qui ci sarebbe poco da discutere e molto da indignarsi. Ma il fondo, si sa, è un piano inclinato. E quindi ecco che i simpatici barbari amebiformi hanno pensato bene di danneggiare in maniera irreparabile le incubatrici in cui venivano covate le uova che si sarebbero dovute schiudere proprio a Pasqua. I bambini erano entusiasti della loro nidiata, e sognavano di vedere con i loro occhi la nascita di animali che difficilmente si possono vedere in città.
E invece il loro sogno resterà tale, perché i nostri amici barbari hanno manomesso in modo così determinato le incubatrici che la cova si è interrotta e le uova non si schiuderanno mai. La delusione e lo sgomento non riguarda più solo i bambini, che pure devono aver avuto uno shock non di poco conto, ma anche le maestre e i genitori tutti, che avevano appoggiato e coccolato questo progetto. Ma è inutile parlare di bullismo, di stupidità e di qualsiasi altra cosa: di fronte ai trogloditi che continuano a infestare Roma – perché l’attacco alla Verdi non è un caso isolato, ma una consuetudine – ci vuole soltanto una cosa: il pugno di ferro.