Venezia 75, giorno 10: Killing, Process, Una storia senza nome e Un Peuple et Son Roi

Ultimi film presentati al Lido, anche Andò ultimo titoli italiano, domani sarà annunciato il palmares.

I due protagonisti di Killing di Shinya Tsukamoto, ultimo titolo in concorso a Venezia 75

Penultimo giorno al Lido, gli ultimi film presentati a Venezia 75 sono: Killing (Zan) del giapponese Shinya Tsukamoto in concorso, il documentario Process di Sergei Losznitsa, Una storia senza nome di Roberto Andò e Un Peuple et Son Roi di Pierre Schoeller, tutti e tre fuori concorso.

Process è il racconto di un processo staliniano realizzato dal regista russo Sergei Loznista, al centro del documentario in bianco e nero il processo a un gruppo di industriali rei di aver organizzato un colpo di stato nel 1930. 

Un processo-farsa orchestrato da Andrey Vyshinsky, una delle figure chiavi degli anni bui di stalinismo, con testimoni, giudici e avvocati difensori tutti interpretati da attori:

“Ho deciso di fare questo film per dare agli spettatori la possibilità di passare due ore nell’URSS del 1930: vedere e vivere il momento in cui la macchina del terrore, creata da Stalin, è stata lanciata in azione. Questo film è sia completo, autentico e veritiero – sia dal punto di vista del materiale, sia dal tipo di ripresa – anche se tutti i partecipanti al processo dicono bugie e sono totalmente al corrente di tutto”.

Killing (Zan) del giapponese Shinya Tsukamoto è l’ultimo film in concorso presentato a Venezia 75. Al centro del film un samurai “obiettore di coscienza” che preferisce la parola alla sua lama affilata, una storia ambientata nell’epoca degli Edo:

“Uccidere in quell’epoca per un samurai era la cosa più normale da fare, mi sono chiesto se riuscisse a uccidere senza limitazioni. Volevo fare un film che parlasse alle generazioni moderne che si stanno abituando alla guerra”.

Una storia che il regista giapponese aveva pensato più di 20 anni fa:

“Nel mio film precedente, Nobi, si parlava del Giappone post-guerra, un Paese in cui i sopravvissuti al conflitto mondiale speravamo nella pace. Per questo film, le mie paure sono aumentate, un po’ come la mia voglia di urlare. Parlo di un ronin, un samurai che non ha voglia di uccidere, una storia che avevo in mente 20 anni fa. Ho fuso quest’idea e quella di un samurai senza padrone, le riprese sono durate molto meno. Il mio urlo è stato condensato in questo film”.

Fuori concorso Una storia senza nome di Roberto Andò, un film ispirato al furto de La Natività di Caravaggio avvenuto a Palermo nel 1969:

“È una storia che mi riguarda, una storia palermitana e io sono di Palermo ed è una storia collegata al cinema proprio perché i pentiti hanno scritto una loro sceneggiatura. La commedia si mischia al tragico, violare la città e un capolavoro sottraendoglielo. Un capolavoro forse donato ai maiali come cibo o usato come scendiletto dall’altra parte c’è una storia profondamente grottesca, una storia giusta per il cinema per ridargli il ruolo che il cinema ha: risarcirci di un’altra versione, illuminandola e rivelandola in modo più profondo”.

Al centro del film il ruolo degli sceneggiatori, Micaela Ramazzotti interpreta la segretaria di una casa di produzione che è la ghostwriter di uno sceneggiatore di successo, ma cialtrone nella vita:

“Abbiamo giocato su alcuni stereotipi legati al nostro mestiere – ha spiegato Giacomo Bendotti che ha co-sceneggiato il film insieme ad Angelo Pasquini – sul fatto che siamo cialtroni, un’idea molto presente nella nostra società”.

Nel film gioca un ruolo importante anche l’inganno, per il regista è dovuto al suo essere siciliano:

“In Sicilia l’impostura è in agguato, non solo per via di Cagliostro, ma fa parte dell’intelligenza siciliana. Si gioca e si scommette con questa cosa ed è drammaturgicamente interessante”.

Sono noti i nomi di tutti i protagonisti della storia raccontata nel film francese fuori concorso Un Peuple et Son Roi di Pierre Schoeller che racconta i primi tre anni della storia della Rivoluzione Francese.

“Ho deciso di raccontare i primi tre anni della storia della Rivoluzione Francese perché erano ricchi di speranza, conquista e libertà fra le persone. Un sentimento di vita e ripresa a vivere, è un periodo molto appassionante e sconvolgente del passato e ha degli elementi che cambiano la vita dei personaggi coinvolti”.

L’attore Laurent Lafitte interpreta Luigi XVI, mentre Louis Garrel dà il volto a Robespierre:

“È stato difficile interpretare un personaggio esistito, un personaggio su cui in molti hanno proiettato qualcosa. Interpretandolo non ci ho messo il mio punto di vista, ma l’immagine che corrisponde all’epoca”.

“C’era già un film sulla Rivoluzione Francese che ho visto a 18 anni – racconta Garrel – Danton, e Robespierre è interpretato da Wojciech Pszoniak, un attore molto più bravo di me. Non ho pensato a lui interpretandolo, ma ho vissuto questo ruolo come una competizione, come una partita di calcio, lui era il mio Materazzi”.

Céline Sallette e Noémie Lvovsky (vista in I Villeggianti, presentato sempre a Venezia 75) sono due dei volti femminili del film, le donne hanno giocato un ruolo da protagoniste nella Rivoluzione Francese, una parte della storia irripetibile per il regista francese:

“È avvenuta in quell’epoca, è stato un momento storico. Il sistema politico nato dopo quel momento è oggi la radice della nostra democrazia, ci sono state le rivoluzioni arabe, ma sono state più dei movimenti rivoluzionari”.

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