Dopo l’esplicita volontà del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, di creare fiducia in un Paese frustrato da mesi di incertezza, dovrebbe seguire altrettanta determinazione positiva nei partiti. Oltre ad essere invitati ad uno sforzo convergente per far sì che il governo Draghi realizzi i suoi obbiettivi, i partiti sono impegnati a scegliere i candidati per il governo di oltre mille comuni, fra i quali sei capoluoghi di regione, da Roma a Milano, da Torino a Bologna, da Napoli a Trieste.
Draghi è finora riuscito a supplire alla debolezza dei partiti nella gestione del Paese, facendo ritrovare allo Stato e alle istituzioni il ruolo di sostegno dell’iniziativa privata, indispensabile per rilanciare l’economia nel post-pandemia.Ma non può sostituirsi ad essi nella scelta dei candidati al governo delle città metropolitane. Se compete al governo centrale indirizzare il Paese verso grandi cambiamenti, saranno gli enti locali e chi li guiderà ad attuare nel profondo le due transizioni fondamentali, digitale ed ecologica, alle quali sono legati i fondi forniti dalla Ue.
Le importanti opere pubbliche, che dovrebbero essere un volano per ogni attività economicA, sono infatti sparse e frammentate in tutto il Paese, da nord a sud, e la loro realizzazione è legata soprattutto alla funzionalità delle Amministrazioni locali di competenza. E non basta potenziare la Pubblica Amministrazione con nuove risorse ‘’digitali’’.
È quanto mai importante che alla guida, tanto nei grandi che nei piccoli comuni, ci siano sindaci in grado del ruolo innovativo che dovranno svolgere. Sia nella rapida realizzazione delle infrastrutture, che nello sviluppo delle cosiddette aree interne, per dare ai giovani condizioni di impiego per giustificare la loro scelta di restare e lavorare in patria. Purtroppo se nei confronti del governo Draghi i partiti si stanno esercitando in un comportamento virtuoso, non altrettanta positività hanno finora espresso nella scelta dei candidati sindaci.
E la ragione è che si punta al successo del partito per il peso che il risultato elettorale potrebbe avere sulla continuazione o meno di questa legislatura. E ciò fa passare in secondo piano la valutazione dei requisiti necessari del candidato al nuovo compito, al quale sarà chiamato con gli altri pretendenti in questo drammatico momento economico e sociale post-Pandemia. Così l’ossessiva ricerca di consenso generale e generalizzato porta tutti i partiti a perdere buona parte della propria identità di base e con questa a sprecare definitivamente quel poco di credibilità su cui ancora potevano contare.