Zingaretti governa diviso tra PD e Regione

La macchina amministrativa bene oliata dovrebbe non risentire del cambio del vice fra Smeriglio e Leodori

Nicola Zingaretti, segretario del Pd

E’ trascorso oltre un mese da quando il “governatore” del Lazio, Nicola Zingaretti, e’ diventato ufficialmente segretario del Pd e quindi svolge contemporaneamente due onerosi incarichi quali la guida di un partito difficile e diviso ed il governo di una regione complicata come la nostra. Per il momento, ma forse durera’ a lungo, la duplice veste non sembra avere conseguenze sia a livello regionale che nazionale.

Alla Pisana, infatti, Zingaretti viaggia tranquillamente. La macchina amministrativa del presidente e’ ben oliata e funziona anche se il “governatore” le dedica minore attenzione. Massimiliano Smeriglio, il suo vice, ha finora disbrigato tutto cio’ che era possibile, assistito da Albino Ruberti e Andrea Cocco, rispettivamente capo di gabinetto e suo vice, lasciando a Zingaretti solo gli obblighi di firma e l’onore di presenziare ad inaugurazioni e convegni. Ora Smeriglio ha deciso di candidarsi alle elezioni europee nelle liste “aperte” del Pd ed il suo posto sara’ preso da Daniele Leodori, presidente del Consiglio regionale, ma nulla dovrebbe cambiare a livello organizzativo.

Anche a livello politico, in seno all’Assemblea regionale, c’e’ calma piatta. Nessuno tra le opposizioni sembra intenzionato a riproporre mozioni di sfiducia e a mettere in difficolta’ il “governatore”. Una crisi politica, infatti, manderebbe tutti a casa con il rischio di nuove elezioni che potrebbero lasciare a casa molti degli attuali consiglieri regionali. Zingaretti, quindi, puo’ dormire sonni tranquilli: solo lui puo’ decidere come e quando staccare la spina con le sue dimissioni.

Piu’ complicata appare invece la gestione della leadership del Pd. I “renziani”, per il momento, si sono attestati in una posizione di “tregua armata”, studiando le mosse del segretario e sperando in qualche suo passo falso. Le altre anime del partito, invece, confidano che la nuova linea politica di Zingaretti faccia risorgere il centrosinistra e lo faccia tornare protagonista sulla scena politica italiana e continentale. Si guarda quindi alla prima e vera prova del Pd “derenzizzato”, ovvero alle prossime elezioni europee di domenica 26 maggio (le regionali in Basilicata, una settimana dopo l’avvento di Zingaretti alla segreteria) non puo’ essere considerato un test attendibile), per valutare se il “nuovo corso” ha avuto un buon inizio.
> Il leader del Pd e’ ben conscio delle difficolta’ e si muove con molta prudenza, anche se non intende rinunciare alle sue idee, ovvero alla necessita’ di aprire il partito alla societa’ civile e di non avere piu’ “nemici a sinistra”. E sta lavorando per ricucire le ferite sia interne che esterne al Pd.

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