Cinque alberi di mimosa dedicati a cinque madri costituenti. Questa mattina, in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne, si è svolta a Parco di San Sisto a Roma, un evento per ricordare, tra le 21 donne elette all’Assemblea costituente nel 1946, Maria Federici, Angela Gotelli, Lina Merlin, Teresa Noce e Nilde Iotti, che entrarono a fare parte della Commissione dei 75, incaricata di scrivere la Costituzione. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha piantato gli alberi insieme all’assessora capitolina all’Ambiente, Sabrina Alfonsi, e ad alcuni alunni dei 200 presenti, della scuola media Giovanni Pascoli, e i bambini del nido comunale San Gregorio al Celio e della materna Giardinieri.
Un’occasione per ricordare il contributo a quello che Gualtieri ha definito “il miracolo della costituzione. Dobbiamo renderci conto – ha spiegato il sindaco – che cosa ha significato per un Paese arretrato dal punto di vista dei diritti delle donne, come lo era tutto il mondo. Ma oggi non stiamo solo celebrando quei risultati. La parità effettiva, di fatto, delle donne, è una grande battaglia ancora da compiere e ancora da vincere. Noi come istituzioni ce la dobbiamo mettere tutta, ma queste battaglie si vincono se si ha una consapevolezza civile e democratica. Finché non raggiungeremo la effettiva parità di genere in tutti i settori questo non sarà un Paese giusto e migliore. La battaglia delle donne è la battaglia di tutti”, ha concluso Gualtieri.
Le mimose, ha ricordato l’assessora Alfonsi, sono “fiori che nel 1946 furono scelti dalle donne dell’Unione donne italiane per celebrare il primo 8 marzo del dopo guerra. Erano le donne della resistenza romana, Teresa Noce, Teresa Mattei, Marisa Rodano, Rita Montagnana, che scelsero un fiore poco costoso che si trova nelle campagne, e che simbolicamente rappresenta una collettività. Un fiore molto romano per una festa che trova radici lontane, in quel terribile rogo dell’8 marzo del 1908 a New York dove morirono più di cento lavoratrici donne in una fabbrica”, ha concluso Alfonsi.
“Quelle cinque donne hanno lasciato segni straordinari, che hanno cambiato la nostra democrazia”, ha detto Giulia Rodano della Casa internazionale delle donne. “Tra questi – ha spiegato – due parole dell’articolo 3 della costituzione. L’aggiunta del termine ‘di sesso’, quando si parla dell’uguaglianza senza distinzioni, perché gli uomini pensavano che usare la parola uomo dicesse tutto”. “Sono contenta di avere davanti tanti ragazzini delle medie, sono loro le persone a cui ci dobbiamo rivolgere. Non dimenticate l’apporto che le donne hanno dato allo sviluppo della storia”, ha detto Oria Gargano, della cooperativa Befree. “La cosa più bella che ci hanno lasciato in eredità le 21 donne riguarda la politica”, ha sottolineato la presidente della fondazione Nilde Iotti, Livia Turco. “Loro – ha spiegato – erano orgogliosamente appartenenti a partiti politici diversi, ma in nome delle donne hanno fatto un mirabile gioco di squadra”.