Castelporziano, la tenuta presidenziale polmone di Roma

Da alcuni anni, con una pausa solo nei mesi della pandemia, la tenuta ha ospitato centri estivi per 500 disabili e anziani, in collaborazione con Regione Lazio e Comune di Roma

Un polmone verde per Roma, un’area di tutela naturalistica e archeologica, una residenza presidenziale ereditata dai Papi e poi dai Savoia. Castelporziano, oggetto di un attentato incendiario subito domato, e’ una delle tenute di pertinenza della Presidenza della Repubblica, curata dal Quirinale, aperta alle visite e ai centri estivi per disabili ed anziani da Sergio Mattarella e saltuariamente luogo di riposo per il presidente. La Tenuta Presidenziale di Castelporziano, dista circa 25 Km dal centro di Roma e si estende su una superficie di quasi 6000 ettari comprendendo alcune storiche tenute di caccia quali Trafusa, Trafusina, Riserve Nuove e Capocotta.

Riserva naturale dello Stato dal 1999, luogo di memorie storiche che dalle villle romane passa al Papato fino alla famiglia Savoia, per poi diventare una delle residenze della presidenza della Repubblica, vanta diverse zone archeologiche e un ecosistema che unisce pinete, sughereti, dune sabbiose su 3 chilometri di litorale, la presenza di una fauna selvatica di cinghiali, caprioli, picchi e barbagianni. La tenuta si estende ormai dalla periferia della citta’ fino al litorale romano, comprendendo 3 Km di spiaggia ancora incontaminata, ricca di dune e di flora selvatica, un parco con la maggior parte degli ecosistemi costieri tipici dell’ambiente mediterraneo e un Museo naturalistico. Tra le piante piu’ caratteristiche delle 1082 specie botaniche presenti, le specie sempreverdi ed aromatiche a basso fusto, una lecceta di 261 ettari, le pinete di pino domestico per 750 ettari, querce (diverse specie) e una sughereta di 460 ettari, pioppi, aceri e carpini bianchi, poi i pascoli per gli allevamenti del bestiame domestico e le aree per le coltivazioni estensive dei cereali.

Il sottobosco e’ particolarmente ricco degli arbusti propri della macchia mediterranea con piante aromatiche e in prevalenza sempreverdi: corbezzolo, cisto, erica, ginepro, lentisco, mirto, fillirea, alloro, alterno e ginestra. Esiste anche una pineta monumentale e nell’area meno accessibile della foresta sono stati catalogati 52 “patriarchi verdi” tra i piu’ significativi per dimensioni e portamento, appartenenti a 16 specie. A intervallare queste foreste ci sono le “piscine”, specchi di acqua naturale che testimoniano l’antica presenza di ambienti umidi, di boschi allagati e di paludi che un tempo si estendevano a sud sino alla pianura pontina e a nord sino alla maremma. Alla grande varieta’ di piante, corrisponde una analoga ricchezza di specie faunistiche. Oltre ai cinghiali e ai daini selvatici, sono presenti i caprioli e alcuni cervi. Accanto a loro anche molti mammiferi, fra cui la martora, la puzzola, la faina e il tasso, la volpe e il riccio, e fra i roditori l’istrice, la lepre e il coniglio selvatico. Di particolare interesse zoologico vanno segnalati il cinghiale maremmano in purezza, il capriolo attribuito alla sottospecie italica e la lepre mediterranea.

Altrettanta ricchezza c’e’ nelle specie ornitologiche, tanto che la tenuta e’ diventata una stazione di inanellamento. Ad abitare boschi e piscine di Castelporziano si possono avvistare i picchi di varie specie, la ghiandaia, i rapaci notturni, la civetta, l’allocco e il barbagianni; fra quelli diurni la poiana, fra gli uccelli di passo molte specie sono svernanti come il colombaccio e la beccaccia e, attirati dalle zone umide, anatidi, limicoli e trampolieri, mentre nel periodo primaverile l’avifauna si arricchisce di altre specie come il rigogolo, la tortora, il nibbio bruno nidificante con una colonia numerosa e molte altre specie di insettivori. La tenuta era anche riserva di caccia, ma l’allora presidente Giovanni Leone vieto’ l’attivita’ venatoria nel 1977.

Attualmente l’ISPRA (Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale) collabora con la tenuta per la gestione e lo studio degli animali selvatici. Ma oltre ad essi ci sono anche allevamenti di pregio, tra cui equini e bovini di razza maremmana, quasi in via di estinzione, allevati allo stato brado ed accuditi da esperti butteri, secondo la tradizione secolare

Quanto al valore storico artistico, testimoniato da un Museo Storico archeologico, nei confini della tenuta si trovano otto ville romane, tra cui quattro ville marittime residenziali, la villa di Publio Terenzio e quella del Discobolo, oltre alla villa di Plinio il giovane (attribuzione recente).

Dopo la fine del’impero romano, l’area entro’ nell’orbita del papato e divenne latifondo della Chiesa, poi dotazione dei monaci di San Saba. Dal X secolo si avvio’ la realizzazione di una torre che divenne il nucleo centrale del futuro Castrum, attualmente raddoppiato rispetto all’antico castello. Da loro passo’ prima all’Arcispedale di S Spirito e poi alla famiglia fiorentina dei Del Nero. Per cinquant’anni nell’Ottocento fu della famiglia Grazioli che poi la vendette a Quintino Sella, allora ministro delle Finanze del Regno d’Italia, per farne riserva di caccia e villa di rappresentanza della famiglia Savoia. A testimonianza del periodo sabaudo, la tenuta ospita il padiglione delle carrozze, che espone i carri utilizzati dalla corte sabauda per le cacce reali, nonche’ legni per le passeggiate nei viali della tenuta e mezzi agricoli per il lavoro nei campi. Con il passaggio dalla monarchia alla Repubblica, Castelporziano divenne dotazione della Presidenza della Repubblica. Attualmente resta con Villa Rosebery a Napoli e con il Quirinale, una delle tre residenze del Capo dello Stato, dopo che la tenuta di San Rossore fu ceduta dall’allora presidente Oscar Luigi Scalfaro alla Regione Toscana.

Da alcuni anni, con una pausa solo nei mesi della pandemia, la tenuta ha ospitato centri estivi per 500 disabili e anziani, in collaborazione con Regione Lazio e Comune di Roma, utilizzando fondi del Segretariato generale della Presidenza della Repubblica gia’ disponibili per iniziative di coesione sociale. Recentemente uno studio del ministero dell’Ambiente ha calcolato che grazie ai suoi 6.000 ettari al 90 percento a foresta, assorbe “3,3 milioni di tonnellate di anidride carbonica (CO2), pari a quella emessa in un anno da circa 2,8 milioni di autoveicoli”.

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