Energia verde: Legambiente, nel Lazio transizione energetica troppo lenta

"C'è bisogno dei parchi eolici off-shore, quelli a terra, i pannelli solari su tutti i tetti e la trasformazione di quei territori, dove per hanno le collettività hanno subito l'inquinamento diretto da fonti fossili, in paesaggi delle rinnovabili", commenta il presidente dell'associazione ambientalista Roberto Scacchi

Cresce nel Lazio la produzione di energia da fonti rinnovabili ma, secondo Legambiente, il percorso verso la transizione energetica procede troppo lentamente. Nel 2022 erano 81mila gli impianti e 2.395 MW la potenza installata da fonti rinnovabili. Rispetto al 2021 sono stati installati 214 MW di nuova potenza rinnovabile elettrica di cui l’99 per cento è caratterizzato da fotovoltaico, seguito poi dall’ eolico. La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili al 2021 è di 3.774 GWh pari al 27,5 per cento del totale dell’energia elettrica prodotta sul territorio regionale. Questa, in estrema sintesi, la fotografia della XVII edizione del Rapporto “Comuni Rinnovabili” di Legambiente, che quest’anno si focalizza sulla denuncia del blocco delle fonti rinnovabili.

“Continua ancora troppo lentamente la marcia per la transizione energetica del Lazio – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – e di fronte a un lieve ma significativo incremento della potenza rinnovabile istallata lo scorso anno, chiediamo alla Regione di agire velocemente per permettere che vengano sciolti tutti i nodi burocratici che ancora ingabbiano nel groviglio autorizzato gran parte degli impianti. C’è bisogno dei parchi eolici off-shore, quelli a terra, i pannelli solari su tutti i tetti e la trasformazione di quei territori, dove per hanno le collettività hanno subito l’inquinamento diretto da fonti fossili, in paesaggi delle rinnovabili. Solo così potremo spegnere la centrale a carbone di Civitavecchia, il luogo più inquinante e climalterante d’Italia, e tutta la produzione energetica inquinante. Inoltre attraverso le energie rinnovabili diffuse si genera lavoro sostenibile, ricchezza economico-tecnologica e crescita culturale della cittadinanza, che peraltro, oggi, in molti luoghi si sta organizzando per dar vita a quelle Comunità Energetiche che insieme ai grandi impianti rinnovabili, dovranno essere una delle pietre angolari verso la decarbonizzazione”.

Nel dettaglio sono 372 i comuni del Lazio in cui è presente almeno un impianto fotovoltaico che sia su edifici residenziali o aziendali, sui tetti di enti pubblici o privati, sospesi o a terra. Sono invece 31 i comuni in cui è presente almeno un impianto di eolico, tra grande e minieolico, 33 i comuni in cui è presente il mini-idroelettrico. Infine, sono 55 i comuni in cui è presente almeno un impianto da bioenergie, che sia da biomasse solide, liquide o gassose per la produzione non solo di energia elettrica ma anche termica. Interessante anche il dato dei comuni che possiamo definire 100 per cento rinnovabili elettrici che nel 2022 sono 83 pari 22 per cento del totale dei comuni presenti nella regione. Viterbo è il primo comune per solare fotovoltaico, Cellere è in testa per la produzione eolica.

“Le fonti rinnovabili devono diffondersi in maniera capillare e congruente con le specificità territoriali – conclude Scacchi – in tal senso il fotovoltaico va pensato su tutte le coperture, ma lo si deve diffondere anche a terra dove ci sono aree industriali abbandonate, territori ambientalmente compromessi, ex discariche, o integrato con le colture grazie alle nuove tecnologie agrivoltaiche. Per l’eolico a terra invece, sono surreali i presunti diktat arrivati anche dalla giunta regionale contro nuovi aerogeneratori nel nord del Lazio: le pale eoliche girano se c’è il vento e le due grandi zone battute dai venti sul territorio regionale sono proprio parte della provincia di Viterbo e l’area più meridionale della provincia di Frosinone”.

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