Lazio/ambiente: obiettivo 30% regione area protetta

Secondo l’assessora Lombardi, urge agire nei territori con un progetto pilota a Civitavecchia e portare l’arsenico nelle acque della Tuscia entro i limiti.

‘’Step fondamentali per Lazio: 30% superficie regionale in aree protette come indicato dall’Agenda Ue 2030 e a Civitavecchia realizzare un progetto-pilota riconversione energetica e produttiva.’’ Lo annuncia Roberta Lombardi, assessora alla Transizione Ecologica e  Digitale della Regione Lazio, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente del 5 giugno.

In particolare a Civitavecchia – precisa Lombardi – occorre realizzare una grande riconversione energetica e produttiva, basata su fonti rinnovabili,  affinché diventi il progetto-pilota di una più ampia programmazione di sviluppo sostenibile su base regionale e nazionale, coerentemente con l’obiettivo Ue di arrivare a zero emissioni inquinanti entro il 2050.

Per l’Assessora sono due passaggi-chiave per sdoganare la Transizione Ecologica direttamente sui territori del Lazio, non solo a livello normativo e amministrativo, ma per renderla anche tangibile per tutti i cittadini e i turisti.

Altra iniziativa di Roberta Lombardi è la richiesta al governo di stanziare almeno 9 milioni annui per portare l’arsenico nelle acque di alcuni comuni della Tuscia entro limiti di legge.

‘’Il costo del trattamento delle acque per portare l’arsenico entro i limiti stabiliti per legge – spiega l’assessora –  è di circa 9 milioni di euro annui ed è a totale carico dei cittadini poiché interamente riversato nella tariffa idrica. A tal proposito, subito dopo il mio insediamento, mi sono immediatamente attivata cercando di coinvolgere i Ministeri competenti per reperire le somme necessarie alla gestione dei dearsenificatori fino a quando non saranno disponibili i fondi del Recovery Fund e del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile per l’approvvigionamento idrico dall’acquedotto del Peschiera e per avviare la miscelazione delle acque.’’

Secondo Lombardi è il caso anche di allontanare la sventurata ipotesi dell’ingresso di un socio privato in una società che, ad oggi, è totalmente pubblica e che tale deve rimanere, nel rispetto della volontà popolare espressa ampiamente con il referendum di 10 anni fa.

In un post su Fb l’ assessora riferisce di un nuovo incontro tenuto con i Comitati dell’Acqua Pubblica del Lazio. “I nostri uffici – informa –  stanno anche verificando la possibilità di estendere la disponibilità dei fondi per la gestione dei dearsenificatori anche a quei Comuni che attualmente non hanno ancora ceduto il servizio idrico integrato al gestore unico e non hanno le risorse necessarie per la dearsenificazione’’.

A tal proposito Lombardi precisa che la problematica arsenico è seria e proprio per questo bisogna evitare speculazioni di ogni genere. ‘’L’arsenico presente nelle acque della Tuscia – ricorda – è sopra i limiti di legge solo in alcuni Comuni e la quasi totalità di questi non è servita dalla società che gestisce il servizio idrico integrato; nella restante parte della provincia invece i quantitativi sono nei limiti proprio grazie ai dearsenificatori. Per uscire da questo stallo – conclude Lombardi –  c’è quindi bisogno di un intervento super partes in grado di andare oltre queste dinamiche e garantire così il diritto alla salute di tutti i cittadini”.

 

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