“Pioggia e neve non riescono più a sanare il deficit idrico dell’Italia”. Lo afferma l’Anbi (Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue) il cui Osservatorio sulle Risorse Idriche certifica “l’impossibilità di recupero con gli attuali apporti pluviali”.
L’esempio più evidente, spiega l’Anbi, “sono i grandi laghi del nord (la più grande riserva idrica del Paese), tutti sotto media e la cui percentuale di riempimento è perlopiù inferiore a quella del gennaio 2022, che fu preludio ad una straordinaria stagione siccitosa”.
In particolare, l’Osservatorio indica le percentuali di riempimento del lago Maggiore al 18%, del lago d’Iseo al 20,7%, del lago di Como al 23,5% e del lago di Garda al 36,4%. “Come qualsiasi bilancio a lungo in deficit, anche quello idrologico è ormai pregiudicato e il riequilibrio non può prescindere da importanti interventi esterni” osserva Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi. Secondo il direttore generale dell’Associazione, Massimo Gargano, “è ormai acclarata la necessità di un urgente programma di interventi articolati quanto coordinati e multifunzionali, capaci di trattenere le acque, soprattutto di pioggia, per utilizzarle nei momenti di bisogno: dai laghetti alla bacinizzazione, dalle aree di espansione al riutilizzo di cave abbandonate. Questo – aggiunge – va affiancato a una costante ricerca nell’ottimizzazione irrigua, senza dimenticare l’efficientamento delle reti idriche, nè le possibilità di utilizzo delle acque reflue”.
L’Osservatorio segnala, fra le criticità regionali, che in Lombardia, “dove il manto nevoso è del 43% inferiore alla media e il fiume Adda permane al minimo dei recenti 6 anni, un dato è clamoroso: le riserve idriche sono inferiori del 45,2% alla media storica e sotto anche a quelle largamente deficitarie del 2022: -1,84%”. In Umbria, il livello del lago Trasimeno, nonostante i circa 130 millimetri di pioggia caduti sulla regione, non riesce a tornare sopra il livello di criticità, in cui si trova da mesi.
Nel Lazio, “esemplare è la condizione di Roma, dove è piovuto il 43,6% della media, ma resta capitale nel ‘global warming’ con 23 eventi estremi, verificati l’anno scorso (79 dal 2010). A Cerveteri, in tutto l’anno, sono caduti 250 millimetri di pioggia (-68% sulla media), pari a quanto accade nelle regioni aride di Nord Africa e Medio Oriente”. Al Sud, continua l’Osservatorio, è inferiore, rispetto al 2022, il volume d’acqua, trattenuto negli invasi di Basilicata: -26 milioni di metri cubi; opposta è invece la condizione dei bacini pugliesi: circa 10 milioni di metri cubi d’acqua in più sul già ottimo 2022. Nei bacini della Sardegna, la risorsa accumulata si attesta oggi su circa 1098 milioni di metri cubi, pari al 60,21% della capacità d’invaso; 12 mesi fa era 83,12%.