Un caso di sospetta epatite acuta pediatrica di origine sconosciuta – una patologia molto aggressiva che colpisce i bambini sotto i dieci anni, e per la quale si sono verificati diversi casi in Europa – si sarebbe verificato nelle scorse ore a Prato. A confermare la circostanza, dopo che il sito Notizie di Prato aveva diffuso la notizia, è l’Asl Toscana Centro.
Il paziente ha tre anni ed è stato portato in ospedale nel pomeriggio di giovedì, ed è ora ricoverato all’ospedale Bambino Gesù di Roma. Non sarebbe esclusa la possibilità di ricorrere ad un intervento di trapianto di fegato.
Sarebbero già sette le segnalazioni da varie parti d’Italia di epatiti “di natura da definire” fra bambini che causano forme acute, come già registrato in altri Paesi europei. I casi segnalati, compreso quello del piccolo di 3 anni ricoverato all’Ospedale Bambino Gesù, sono tutti da confermare e sono in corso le analisi. Ogni anno, spiegano fonti sanitarie, ci sono casi di epatiti la cui origine non è nota ma è la frequenza di queste segnalazioni che ha fatto scattare l’allerta. Il ministero della Salute ha inviato informative alle Regioni dal 14 aprile.
Galli: “Non esclusa possibilità di nuovo virus”
“Immagino nel prossimo futuro emergeranno altri casi di epatiti acute nei bimbi, anche già avvenute nelle settimane passate. A causarle potrebbe essere un virus che finora non abbiamo inquadrato. Trattandosi di bambini, se vi dovesse essere una trasmissione virale, penserei a una di tipo orofecale. Mentre sono da escludere legami con il Covid e con il vaccino”. Lo spiega all’Ansa Massimo Galli, infettivologo e già presidente della Simit (società italiana di malattie infettive e tropicali) commentando i casi di epatiti segnalati in Europa e anche in Italia in bambini.
“Epatiti acute e gravi sono un fatto nuovo e inusitato in questa fascia di età, bisognerà capire il motivo e capire se realmente sono collegati fra di loro”. L’impressione è che si possa trattare di qualcosa legata un nuovo virus. “Per diversi anni – spiega il professor Galli – quando avevamo solo possibilità di identificare epatiti A e B, il resto lo chiamavamo Non A e Non B, ora conosciamo bene il virus E, C e D. Non si può escludere, ma è davvero molto improbabile, invece, che sia implicato il nuovo coronavirus: in alcuni bambini è stato rilevato ma in molti altri non sono risultati esserci evidenze di positività attuale al Sars-Cov-2 e non è emersa una conferma sierologica dell’infezione avvenuta in precedenza. Molto improbabile anche che sia un effetto collaterale da vaccino anti Covid, perché molti dei colpiti sono sotto i 5 anni, e in questa fascia di età non sono vaccinati per definizione”.
La forma sembra comunque virale. “È poco probabile che siano epatiti tossiche, perché queste sono in genere iperacute e la correlazione con cibo ingerito o con farmaco assunto è più facile da individuare”. I sintomi di un’epatite acuta da monitorare, conclude l’esperto, “sono insorgenza di nausea e vomito, urine scure, sclere gialle e febbre, ma non bisogna dichiarare allarme al primo malessere, anche perché sono comunque forme molto rare”.