Atletica: Jacobs ‘si strappa’, niente semifinali 100 mt. “Scelta dolorosa”

Infortunio alla coscia destra, saltano i mondiali in Oregon

Mi butto, aveva detto, e invece lo hanno fermato. La nota ufficiale che interrompe la corsa di Marcell Jacobs arriva circa due ore prima delle 3.14 italiane, l’ora x che lo avrebbe visto in corsia 4 nella terza semifinale dei 100 ai Mondiali in Oregon. Contrattura a carico del grande adduttore della coscia destra, spiega il medico della Federazione, Andrea Billi, che ha deciso di “non consentire la partecipazione alla gara” dopo un consulto con il campione olimpico e il coach Paolo Camossi. Il rischio di un infortunio più serio è troppo alto per fare finta di nulla, per giocarsi il tutto per tutto come avrebbe voluto fare Jacobs.

“Una scelta dolorosa. Sono costretto a interrompere la corsa nonostante abbia voluto in ogni modo essere qui a Eugene e confrontarmi con i miei avversari”. Queste le parole del campione olimpico Marcell Jacobs dopo la rinuncia alla semifinale dei 100 metri ai Mondiali, come riporta la Fidal sul proprio sito. “Non c’è niente che io ami di più che correre e gareggiare. Sono un combattente ed è con questo spirito che avevo deciso di non mancare l’appuntamento con i Mondiali. Ma adesso, per non rischiare un infortunio più serio, devo rimandare il confronto alle prossime gare importanti, dopo un recupero pieno. Agli italiani e ai miei fan faccio questa promessa: ce la metterò tutta per continuare a farvi sognare”.

Non è il primo campanello di allarme ma una goccia cinese, uno stillicidio che da mesi tormenta l’azzurro e che però va interrotto subito (rinunciando ovviamente, a meno di clamorosi colpi di scena, anche alla staffetta 4×100 in programma tra il 22 e il 23 luglio) per tentare un recupero in vista del secondo appuntamento clou del 2022, gli Europei di Monaco. Il programma dice che il primo atto dei 100 metri è a Ferragosto: trenta giorni esatti per salvare una stagione lunga praticamente un anno.

Perché dal quel primo agosto 2021 a Tokyo, la notte dei sogni diventati realtà, Jacobs non è stato più lui, almeno nelle gare all’aperto. Negli States aveva sciolto le riserve soltanto mercoledì scorso, dopo i lunghi giorni della preparazione pre-mondiale nei boschi di Beaverton, a due ore di strada da Eugene. Aveva aspettato, valutato, interpretato tutti i segnali che il suo fisco gli aveva mandato e, con coach Camossi, aveva infine deciso: sulla pista di Hayward Field ci sarebbe stato anche lui. Non ancora al meglio, “ma per la finale sarò al 100%”, aveva rassicurato. Poi però il 10″04, decimo tempo complessivo delle batterie, di certezze ne ha tolte parecchie. Come quella corsa trattenuta, frenata, impercettibilmente scomposta e non armonica. Segnali chiari, c’era poco da interpretare. “Sto male, dopo questa batteria ancora peggio”, il suo commento a caldo.

Che JACOBS fosse un campione fragile era cosa nota. Già dai tempi in cui la sua specialità era il salto in lungo: anche in volo gli infortuni erano una costante, tanto da fargli preferire lo sprint. Campione fragile eppure vincente. Se riavvolgiamo il nastro, dopo il doppio trionfo olimpico sui 100 e con la staffetta (e pure lì arrivò reduce da un infortunio), JACOBS ha messo in fila uno stop dietro l’altro pur continuando ad affermarsi nelle sue uscite centellinate. Un affaticamento e un problema alla cartilagine di un ginocchio gli hanno fatto saltare il finale di stagione 2021, però poi è arrivata l’isola felice dell’indoor, il titolo mondiale sui 60 metri con il record europeo di 6″41. Ma dal quel 19 marzo di Belgrado è iniziata una stagione tribolata: la gastroenterite di Nairobi, il debutto stagionale all’aperto a Savona prima con un 9″99 ventoso in batteria e poi con il 10″04 in finale che gli costa anche una distrazione muscolare.

Quindi gli Assoluti di Rieti vinti con più ombre che luci (10″17 e 10″12 i tempi, modesti), la dolorosa rinuncia al Golden Gala di Roma e alla tappa di Stoccolma: la primavera di Jacobs è stata tutto fuorché una rinascita. Intanto il suo principale rivale, l’argento olimpico Fred Kerley, volava. E ha continuato a volare anche con il 9″79 stampato a Eugene: mai il cronometro si era fermato su un tempo così basso in una batteria della rassegna iridata. Con lo statunitense – nuovo campione del mondo in 9″86 – poteva essere e non sarà, il confronto è rimandato a chissà quando. Di sicuro, per essere il migliore e vincere, Jacobs deve fermarsi. Se la storia si ripete, aspettiamo i trionfi.

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