Baby gang: grave problema sociale

Arancia meccanica in Italia: la violenza dei piccoli "mostri" senza umanità. Serve, immediatamente, una risposta delle Istituzioni e della società

Picchiano. Crudelmente. Danno calci e pugni senza mostrare alcun rimorso. Anzi, nell’offendere, umiliare o infliggere dolore, si divertono e trovano nuova forza per altri attacchi. Sono i piccoli “mostri” delle baby gang.

Gruppetti di bulli che scorrazzano nelle nostre città, in cerca di vittime. Giovani o giovanissimi, vivono in centro come in periferia. Il denominatore comune è la mancanza di sensibilità. Oramai elencare i fatti di cronaca che li riguardano è quasi impossibile. L’ultimo è di ieri notte. Due capitreno di Trenord, sono stati aggrediti violentemente da una ventina di giovani. Le baby gang sono un problema sociale, prima ancora che di ordine pubblico. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Eleonora Mamma, psicologa e psicoterapeuta.

Un fenomeno nato in America
“Le baby gang, in Italia, sono recenti rispetto a quelle di origine americana. Nacquero nelle periferie newyorkesi come forma di aggregazione da parte delle minoranze etniche più disagiate che difendevano il loro territorio, attraverso atti di criminalità. Nel nostro Paese parliamo di un fenomeno diverso da quello legato alle etnie che si fanno ‘guerra’ per scontri di tipo razziale. Si tratta di ragazzi che si aggregano nelle periferie più disagiate delle grandi città soprattutto per noia e mossi dal desiderio di farsi notare attraverso atti vandalici. Spesso sono gruppi dall’impronta mafiosa o camorristica. Esistono poi forme di bullismo di gruppo ma che non possono definirsi veri e propri gruppi organizzati”.

La bassa scolarizzazione e non solo
“Gli adolescenti più a rischio risultano quelli con una bassa scolarizzazione e con famiglie disagiate in cui vi sono stati episodi di abuso fisico o sessuale. Altre volte si registrano dei casi con precedenti penali da parte di un genitore, oppre per l’utilizzo di sostanze stupefacenti o di alcolismo, uniti a violenze e maltrattamenti all’interno del contesto familiare”.

Le famiglie
“I ragazzi con famiglie di questo tipo prediligono la fuga in strada e il bisogno di aggregarsi in gruppi che possano fungere da protezione e da alternativa all’ambiente familiare di riferimento”.

La rabbia repressa
“Il bisogno di sfogare le frustrazioni e la rabbia repressa, attraverso atti violenti e aggressivi verso cose o persone, diventa dunque la principale spinta a delinquere. Complice l’abuso di sostanze, la povertà’ e la mancanza di controllo da parte della famiglia e delle forze dell’ordine sul territorio”.

Creare spazi aggregativi
“La prevenzione di questi fenomeni si deve necessariamente ricercare nella possibilità di creare spazi di aggregazione e di attività sana per i giovani che abbandonano la scuola molto precocemente e non riescono a trovare alcuna forma di occupazione. Sono spesso realtà segnate da abbandono da parte della famiglia ma anche da parte delle amministrazioni. Le baby gang non sono altro che l’espressione di un disagio giovanile e soprattutto adolescenziale che è in aumento, come in aumento risultano i suicidi e l’abuso di sostanze in particolare l’alcool, in età sempre più precoce”.

Il fenomeno è tristemente chiaro. Servono risposte da parte della società e dello Stato. Ora.
Non domani, in attesa del prossimo caso di cronaca!

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