Covid 19: basta un tampone, ma la sanità resta in allerta
Rallenta il contagio, ma si concentra la ricerca su esperienze sconvolgenti. Richiamati i guariti per verifiche. Temuta recrudescenza in autunno.
Claudio Sonzogno
Si svuotano i reparti Covid degli ospedali e molti ritornano alle originarie specializzazioni. Ora, per dimettere un paziente basta un UNICO tampone negativo, quando fino a poco tempo fa dovevano essere due a distanza di una settimana. Tuttavia alcune strutture ospedaliere private mantengono almeno un’area, sia pure limitata, pronta ad accogliere malati Covid, se ci fosse una nuova emergenza.
Inoltre alcuni degli ospedali pubblici e privati che sono stati impegnati nella lotta al Coronavirus stanno facendo confluire tutti i dati raccolti durante le cure ai malati in un’unica banca dati. Attraverso l’utilizzo dell’ intelligenza artificiale – spiegano autorevoli fonti della sanità privata – potranno emergere dei dati che sono sfuggiti ad una prima valutazione.
Molti dei malati dimessi da Covid saranno poi invitati a ritornare nelle strutture che li hanno curati, per essere sottoposti ad ulteriori esami e valutare quindi la situazione post guarigione. Durante la cura – rilevano le fonti – abbiamo infatti registrato fenomeni provocati dall’infiammazione portata dal virus del tutto sorprendenti rispetto ad altre osservazioni. Vale quindi la pena di un’ulteriore verifica passato qualche tempo dalla guarigione.
Gran parte della sanità privata – aggiungono le fonti – ha contribuito con una rapida trasformazione delle sue strutture e del suo personale medico e infermieristico alla lotta contro il coronavirus, al prezzo non solo di sacrifici e della dedizione del personale, ma anche di una ingente esposizione finanziaria, che al momento non è stata coperta dal pubblico intervento.
Insomma, mentre le maglie delle attività sociali e produttive vengono progressivamente aperte, la guardia nel mondo della sanità resta alta, soprattutto in vista della stagione autunnale, che come capitato per la ‘’spagnola’’, potrebbe vedere una recrudescenza del Covid 19. Tanto più che non si potrà ancora disporre del vaccino, previsto semmai, dai numerosi laboratori che vi lavorano, non prima della fine dell’anno.
Quanto basta per mantenere anche da parte di ciascuno l’impegno all’osservanza delle norme di distanziamento e di protezione, che non sono mai state abolite, ma che purtroppo con sempre maggior frequenza vengono disattese. Come dimostrato da alcune elaborazioni delle recenti statistiche che segnalano in ben 22 province un’ inversione del trend con una ripresa dei contagi. Col rischio di disastrose ripercussioni sia sulla nostra salute che sull’economia, già messa in ginocchio dalla Pandemia.