Covid/anziani: Emiliani, come ripensare l’assistenza

Poca la spesa a Roma per l'esercito di 170 mila persone che ha bisogno di aiuti. Necessaria la formazione di badanti per sviluppare assistenza domiciliare.

 

Quante volte non abbiamo veduto sui tg del Lazio notizie di case di riposo dove si erano scoperte situazioni scandalose di anziani denutriti, legati e condannati a sofferenze indicibili. Era difficile aspettarsi che proprio lì si accendessero veri e propri focolai di Coronavirus? Se lo chiede Vittorio Emiliani, giornalista di lungo corso, nel dorso romano di ‘’La Repubblica’’.

‘’Questa epidemia – scrive – quando verrà sconfitta, dovrà convincere tutti che la spesa per la sanità e quella per l’assistenza agli anziani è davvero troppo modesta, misera persino nelle grandi città in specie dove, a differenza dei paesi o dei piccoli centri, non funziona l’aiuto, la solidarietà reciproca delle famiglie, magari la presenza coordinata di poche badanti, di qualche associazione.

A Roma – dato che a me pare impressionante – il 35,5 per cento del milione e 800 mila residenti circa ha più di 65 anni, quindi un esercito di circa 170 mila donne (in maggioranza) e uomini che magari risultano ancora validi ed hanno bisogno di aiuti più o meno consistenti. Domestici e non soltanto. Molti di però in maggioranza sono disabili. No, non era difficile immaginare questa tragedia e questa ecatombe. Eppure si è rimasti in qualche modo sorpresi, lo stesso.

Molti di codesti anziani o anzianissimi (dai 95 anni in su sono quasi 6 mila) hanno un figlio solo o neppure quello. E comunque si tratta di figli già vecchi. Il modello di assistenza va quindi radicalmente rivisto specie in una metropoli che non ha grandi tradizioni consolidate di assistenza domiciliare. Per la quale occorre un personale altamente specializzato.

E’ vero che sovvengono le associazioni di volontariato, ma anche queste incontrano limiti severi pur nella loro oggettiva generosità. In città medie si stanno sperimentando forme di assistenza interessanti: a Modena che ha le dimensioni di un Municipio romano e non dei più grandi hanno inventato la badante di condominio. A Firenze quella di quartiere.

Ma, a parte l’opposizione della destra, anche a questo tipo di immigrazione, specie da Africa e Asia, occorre pensare sin da ora al problema di una loro miglior formazione, ad una più alta qualificazione dal punto di vista infermieristico se vogliamo evitare agli anziani romani l’orrore di certe case-lager, quando possono venire curati a casa loro efficacemente.

E’ un precetto che papa Francesco va ripetendo, spesso rivolto anche all’interno della Chiesa.

Non sono un po’troppi, specie a Roma, le religiose e i religiosi che si sono date ad un più lucroso business della ospitalità turistica (oggi crollata)?

Sembra di risentire Francesco deprecare nella Chiesa del Gesù “i conventi vuoti o trasformati in alberghi di lusso “.

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