Covid: picco di positivi tra i bambini nella fascia 0-2 anni

I contagi crescono tra i piccolissimi. L'incidenza è più del doppio rispetto agli ottantenni. Molti i ricoverati. Sintomatologia da non sottovalutare. Sarà così fino al vaccino.

II virus si insinua laddove i vaccini non arrivano. E cosi anche l’incidenza tra i piccolissimi torna a preoccupare. Con 209 i casi positivi registrati nella fascia 02 nell’ultima settimana, i numeri tornano ai picchi di marzo. Ma la situazione è destinata a peggiorare: stando ai dati della Regione, al 28 novembre i casi erano 140, poi al 5 dicembre sono diventati 166,179 il 12 e infine 209 a ridosso delle festività natalizie, con un tasso di incidenza di 167 per 100mila abitanti, circa il doppio rispetto a quello dei cittadini ottantenni. Lo riferisce ‘’La repubblica’’, riportando la situazione al Bambino Gesù.

Inevitabilmente i piccolissimi finiscono in ospedale, con situazioni più o meno gravi: al Bambino Gesù, ieri, erano 17 i giovani pazienti ricoverati col Covìd-19. Cinque quelli da O a 6 mesi: uno, nato positivo, ha appena 7 giorni e da due è arrivato da Sessa Aurunca. Al momento si trova nell’area della “degenza protetta” e non desta particolare preoccupazione, al contrario di una bimba di 6 mesi giunta pochi giorni prima di Natale da Cosenza. È in terapia intensiva, coi polmoni che allo stato attuale appaiono compromessi: e anche i genitori sono positivi.

«L’età media dei nostri ricoverati si sta abbassando – spiega a ‘’La Repubblica’’ Andrea Campana, responsabile del reparto Covid della sede dell’ospedale pediatrico di Palidoro – e sarà così finché la fascia dei più piccoli non potrà vaccinarsi».

Il Bambino Gesù al momento galleggia in una situazione di apparente stabilità: sembra essersi arrestata l’emergenza delle bronchioliti, quella che ha provocato un boom dì ricoveri gravi nel mese di novembre, ma è solo questione di tempo. «Sono malattie soggette a ondate – prosegue il primario – e a gennaio ci aspettiamo l’ondata di influenza».

E più che solo Covid, è la somma delle sindromi respiratorie a mandare il nosocomio sotto pressione. Per ora nei più piccoli non è ancora stata rilevata la variante Omicron, che se nella popolazione adulta mostra una rapidissima capacità dì contagiare e dì rompere anche facilmente le barriere della vaccinazione, nei bambini resta ancora un mistero. «Si parla di una più lieve sintomatologia, ma non possiamo abbassare la guardia spiega Campana -. Si tende a sottovalutare il problema della Mìs-C, l’infiammazione multisistemica, una delle conseguenze del Covid nei più piccoli».

Un problema, quest’ultimo, che dall’inizio della pandemia ha investito un paziente ogni 20 tra i ricoverati al Bambino Gesù. Intanto ieri verso le 20, con 4 ore dì anticipo rispetto alla programmazione, sono state aperte le prenotazioni per la dose booster per le fasce d’età 16-17 anni e 12-15 anni con elevata fragilità.

L’obiettivo della Regione è quello di garantire un rientro in classe il più sereno possibile, nonostante i presìdi e le coordinatrici didattiche delle scuole d’infanzia siano già «subissati da mail di casi di alunni e personale infetti da Covid», spiega Mario Rusconi dell’Associazione nazionale presidi di Roma. Il rientro, insomma, spaventa. Anche nei nidi.

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