«Ci affidiamo a quello che dicono i medici. Se reputano che una settimana in Dad sia la cosa migliore per evitare un boom di contagi durante le vacanze, la scuola è pronta a metterlo in pratica». Cristina Costarelli, dirigente scolastica del liceo Newton e presidente dell’Associazione presidi (Anp) Lazio, in una intervista a ‘’La Repubblica’’, non nasconde di essere preoccupata per l’andamento epidemiológicoall’interno degli istituti scolastici.
«Non posso che confermare – rileva – una diffusione del virus in costante crescita dall’inizio di novembre. E’ preoccupante e difficile da gestire».
Dunque è d’accordo a una settimana di Dad, dal 14 al 22 dicembre?
«A livello di scuole siamo attrezzati per farlo. Una settimana di Dad non rischia certo di compromettere l’andamento dell’anno scolastico. E se è per un discorso di protezione dal contagio, in vista della feste, non va presa col terrore con cui adesso viene paventata. Didattica in presenza a tutti i costi sì, ma se non ci sono rischi».
Una questione politica, quella del “no” alla Dad a tutti i costi?
«Non voglio fame una questione politica, ma un discorso realistico. Sulla carta siamo tutti in presenza, di fatto no. La Dad non è uno spettro, è la quotidianità di quasi tutte le scuole».
In che senso?
«Le scuole già vanno avanti in modalità mista, in particolare con le nuove disposizioni sulle quarantene, che invece di limitare i danni stanno creando ancora più disagi. Secondo le nuove procedure per mettere in quarantena una classe della primaria servono due positivi. Ma tutta la classe dovrebbe fare un tampone, nell’immediato, all’insorgere del primo caso . È difficile però che avvenga subito, a volte per far testare tutta la classe bisogna attendere anche 3 o 4 giorni. E nel frattempo, tutti finiscono in isolamento preventivo».
E le classi si ritrovano in Dad…
«No, nemmeno! Perché secondo il regolamento la Dad si può attivare solo quando una classe risulta in quarantena conclamata, quindi con più casi. Spesso ormai sono le stesse famiglie ad allarmarsi al primo caso e a non mandare i figli a scuola’’.
Fermo restando che la Dad è uno strumento emergenziale, cosa crede andrebbe fatto, ora, nella scuola?
«Una vera campagna di screening, capillare econ una cadenza settimanale. Ci aiuterebbe tantissimo a scovare gli asintomatici, che sono il vero problema, soprattutto per i ragazzi più grandi, che hanno una forte vita sociale».