Aumentano le prove che per il richiamo del vaccino anti Covid sia meglio procedere con prodotti diversi rispetto alla prima o seconda dose. Lo sottolinea l’Ema.
“Stiamo vedendo risultati promettenti da studi che confermano una risposta immunitaria piu’ forte quando il vaccino somministrato come 2a o 3a dose e’ diverso dal vaccino che e’ stato inizialmente ricevuto”, ha detto in conferenza stampa il responsabile della task force vaccini Marco Cavaleri. “Continuiamo a raccogliere e analizzare i dati sulla vaccinazione eterologa”.
“Tutti stiamo provando a capire in che direzione vada il virus, la variante Delta è ancora quella dominante che sta circolando, stiamo vedendo che ci sono alcune mutazioni della Delta in alcuni casi e dobbiamo monitorarle molto da vicino” perché “potrebbe anche portare più trasmissibilità e ‘immune escape'”, ha aggiunto Cavaleri.
L’avvio della revisione (rolling review) dell’Agenzia europea del farmaco sulla pillola antivirale contro il Covid, prodotta dalla casa farmaceutica Merck, e’, intanto, attesa per la prossima settimana. Se autorizzato, il molnupiravir potrebbe essere il primo farmaco antivirale orale per il trattamento della malattia innescata da Sars-CoV-2. I tempi per la sua valutazione sono solitamente stimati in 2-3 mesi.
Una decisione dell’Ema su terza dose di Spikevax, il vaccino Covid-19 di Moderna, nelle persone di eta’ superiore a 12 anni, 6 mesi dopo la seconda dose, e’ prevista, invece, per il 25 ottobre.