Da Roma al Nobel, ad Alessio Figalli il nobel della matematica

Prof liceo classico Vivona:"un matematico che amava lingue classiche". Raggi: "Roma, la città dove è nato, è orgogliosa di lui".

Assegnata all’italiano Alessio Figalli la medaglia Fields, il maggiore riconoscimento mondiale per la matematica, pari al Nobel. Nato a Roma 34 anni fa, Figalli ha studiato nella Scuola Normale di Pisa. Dal 2016 è docente al Politecnico di Zurigo e, dopo 44 anni, è il secondo italiano a ricevere questo premio, istituito nel 1936 e assegnato dall’Unione Matematica Internazionale. L’annuncio è stato dato a Rio de Janeiro, in apertura del Congresso internazionale dei matematici, in programma fino al 9 agosto. (ANSA).

“Complimenti ad Alessio Figalli! Ha ricevuto la medaglia #Fields, il maggiore riconoscimento mondiale per la matematica. @Roma, la città dove è nato, è orgogliosa di lui”. Lo scrive su Twitter la sindaca Virginia Raggi.

“Non sono rimasto sorpreso quando ho saputo che Alessio aveva vinto il Fields. Non vedo l’ora di sentirlo per complimentarmi con lui. E’ la dimostrazione che le lingue classiche preparano a 360 gradi”. A parlare è Paolo Lauciani, il professore di Latino e Greco di Alessio Figalli che oggi ha ricevuto la medaglia Fields, il Nobel della matematica. Figalli ha frequentato il liceo classico Vivona a Roma, istituto dove ha insegnato anche la madre. “Alessio è sempre stato molto partecipe e attivo nelle dinamiche della classe – ricorda il prof – non era un ‘casinista’, mi si passi il termine, non era esuberante, ma nemmeno introverso anche se era molto posato negli atteggiamenti. Ricordo che ogni volta che bisognava sostenere una prova particolarmente impegnativa di Matematica o Fisica, tutta la classe si trasferiva a casa di Alessio per ripassare. Aveva partecipato alle Olimpiadi di Matematica con grandissimi risultati, tutta la scuola era, ed è, fiera di lui”. Lauciani ricorda anche il prof di matematica di Alessio, “uno all’antica, che faceva studiare molto i suoi ragazzi”. Ma il prof, che oggi è vicepreside del liceo Vivona, ci tiene a sottolineare che “Alessio era bravissimo anche nelle materie classiche, in Latino e Greco. Probabilmente non era da 10, ma sicuramente da 9. A volte non gli andava giù quello che gli correggevo nelle versioni – dice sorridendo oggi – avevamo dei piccoli scontri perché era estremamente puntiglioso. Un anno, quando decisi di sceneggiare l’Elettra di Sofocle, Alessio recitò la parte del pedagogo”. Un’interpretazione che oggi appare un presagio. Il vicepreside, ormai da anni nella scuola, racconta che “ci sono delle classi a cui ci si affeziona di più di altre, quella di Alessio era una di queste. Ricordo la maturità: la commissione era tutta interna su tutte le materie, solo il presidente era esterno. Ovviamente Alessio prese il massimo dei voti, ma ho la responsabilità di avergli dato 14/15 alla versione di Latino. Penso che questa cosa non me l’abbia mai perdonata”. Dai racconti del professor Lauciani, il neo vincitore della medaglia Fiels ha continuato ad avere un rapporto con la sua scuola: “Sua madre ha insegnato qui al Vivona e forse anche per questo lui è rimasto legato al liceo. Al cinquantenario Alessio è intervenuto dagli Stati Uniti in conference call e ha parlato degli obiettivi e delle possibilità di sviluppo degli studi classici. E lui è riuscito in questo, ha coltivato il suo talento matematico anche grazie e non nonostante il liceo classico”.

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