Dopo le politiche zero-covid, la Cina nelle ultime settimane ha cambiato le policy di controllo del virus. Dall’8 gennaio, il governo cinese ha riaperto le frontiere, con la ripresa di rilascio di visti e passaporti.
Il ministero della salute cinese, data la minore gravità dell’infezione, ha infatti declassato la malattia a virus di categoria B.
Il mondo occidentale, spaventato da possibili nuove varianti, ha reagito con preoccupazione, imponendo misure di controllo e quarantena a chi proviene dalla Cina.
Spagna, Stati Uniti, Italia e poi anche Regno Unito hanno imposto test molecolari e quarantena, anche se il mondo scientifico è scettico sulla necessità ed efficacia delle misure.
Purtroppo sembra che in Italia arrivino notizie incomplete, tanto da far credere che la Cina abbia cambiato strada repentinamente e senza gradualità.
In realtà negli ultimi mesi sono stati completati cicli vaccinali e si è migliorato notevolmente il modo di affrontare le infezioni.
Il tasso di mortalità è infatti diminuito notevolmente rispetto al passato, secondo quanto affermato da Li Guangxi, esperto dello State Council’s Joint Prevention & Control Mechanism.
Nel dettaglio vediamo come i casi gravi siano scesi dal 16,47% del 2020 allo 0,18% di oggi, come ha riportato Wu Zunyou, il capo epidemiologo del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie.
L’ex direttore della politica economica e commerciale del sindaco di Londra, John Ross, ha fatto notare che, nel caso in cui la Cina avesse applicato le politiche sanitarie anti Covid statunitensi, questo modus operandi avrebbe potuto causare la morte di 4,7 milioni di cinesi. Per cui quando si parla di Covid su una popolazione numerosa come la Cina, una piccola percentuale di vite salvate corrisponde a milioni di esseri umani.
Dopo un lungo periodo di lock down e sacrifici economici il paese deve ripartire, come afferma il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Mao Ning ” Riteniamo che, con gli sforzi congiunti del popolo cinese e con la solidarietà, inaugureremo una nuova fase di sviluppo economico e sociale costante e ordinato”.
Certamente la strada è ancora lunga, perché nelle prossime settimane le infezioni in Cina aumenteranno fisiologicamente e un’immunità di gregge impiegherà diversi mesi. Per questo motivo non ci si aspetta una ripartenza immediata a pieno regime.
C’è però bisogno di normalità, tanto che dopo i primi giorni di riapertura è aumentato notevolmente il commercio al dettaglio e la presenza della gente nei cinema e nei ristoranti.
I consumi diventeranno presto una delle principali forze trainanti per la crescita economica cinese. Wu Chaoming, capo economista del Chasing International Economic Institute, ha affermato che la spesa per consumi pro capite dei residenti cinesi potrebbe passare dall’8% al 12% nel corso del nuovo anno.
Adesso che la Cina ha aggiunto un altro, fondamentale, tassello nella lotta contro il Covid, molti governi hanno imposto controlli ai viaggiatori cinesi in arrivo nei rispettivi Paesi. Il Regno Unito, in particolare, ha agito contro il parere delle proprie autorità sanitarie.
La decisione del primo ministro Rishi Sunak di imporre controlli Covid ai viaggiatori provenienti dalla Cina è stata descritta da alcuni esperti sanitari come una manovra puramente politica. Infatti Sunak si è voluto allineare con gli altri Paesi europei che avevano tracciato la strada dell’estrema prudenza.
In collaborazione con CMG – China Media Group Europe