Green pass per andare a un matrimonio, ma per il viaggio di gruppo basta l’autocertificazione

Esempio eclatante di questo paradosso è il racconto di un idraulico romano sulla vacanza del figlio 17enne. Partito con un gruppo di 450 persone, al ritorno a casa il ragazzo è stato contattato dalla Asl per sottoporsi a un tampone (poi risultato positivo), dopo che nella sua comitiva erano stati segnalati dei casi di positività al Covid. Risultato? Famiglia e contatti stretti sono finiti in quarantena. “Perché – si domanda il padre - alla partenza i ragazzi non sono stati sottoposti ad un tampone?"

Esiti di tamponi o green pass da esibire per partecipare a un battesimo o a una comunione, mentre per accedere a strutture turistiche affollate da migliaia di villeggianti è sufficiente il rilevamento della temperatura all’accesso. È uno dei paradossi dell’Italia – in zona bianca dal 25 giungo – dove resiste l’obbligo di mascherina al chiuso, ma tampone o green pass solo per accedere alle cerimonie.

Esempio eclatante di questo paradosso (che probabilmente riguarderà anche tante altre persone) è il racconto di un idraulico romano sulla vacanza del figlio 17enne. Partito con un viaggio di gruppo organizzato da un tour operator, al ritorno a casa il ragazzo è stato contattato dalla Asl per sottoporsi a un tampone (poi risultato positivo), dopo che nel suo gruppo (circa 450 giovani) erano stati segnalati dei casi di positività al Covid.

“È tornato giovedì  – ha raccontato il padre Gianni – dal soggiorno a Manfredonia e domenica, cioè dopo che ha partecipato ad aperitivi e incontri con amici, ci ha chiamato la Asl per comunicarci che nel suo gruppo di circa 450 giovani ci sono stati casi di positività al Covid, quindi si sarebbe dovuto sottoporre a tampone”. Risultato? Oltre alla famiglia anche tutti contatti diretti del ragazzo sono finiti in quarantena.

“Perché – si domanda il padre – alla partenza i ragazzi non sono stati sottoposti ad un tampone per far emergere casi di positività, limitando i contagi?”.

Una domanda legittima, da fare al governo più che all’agenzia di viaggi che – rispettando le regole – ha chiesto ai partecipanti di compilare la ormai nota autocertificazione, e nulla di più. Una prassi comune anche ai villaggi turistici – dove confluiscono migliaia di persone per volta – in cui si misura la temperatura all’accesso della struttura, ma non esiste nessun obbligo di presentare al check-in il referto di un tampone o di un certificato di vaccinazione

Comprensibile la necessità di dare respiro al comparto turistico, massacrato dalla pandemia, ma qualcuno si è domandato quale prezzo saremo chiamati a pagare il prossimo autunno?

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