Il Vaticano batte sul tempo l’Italia in fatto di Green Pass. Dal 1 ottobre, per accedere in Vaticano bisognerà avere il certificato verde.
Questo vale per tutti tranne che “per coloro che partecipano alle celebrazioni liturgiche per il tempo strettamente necessario allo svolgimento del rito (ovvero le messe, ndr). Ma comunque, saranno fatte valere “le vigenti prescrizioni sanitarie sul distanziamento, sull’utilizzo di dispositivi di protezione individuale, sulla limitazione della circolazione e dell’assembramento di persone e sull’adozione di peculiari norme igieniche”. Lo stabilisce una ordinanza del Governatorato della Città del Vaticano.
Su questo, il Papa ha ricevuto il presidente del Governatorato. Lo stesso Bergoglio “ha affermato che è necessario assicurare la salute e il benessere della Comunità di lavoro nel rispetto della dignità, dei diritti e delle libertà fondamentali di ogni suo membro”.
A fare i controlli, per entrare in Vaticano e nelle zone extraterritoriali, saranno i gendarmi e tutti gli addetti alla sicurezza.
Il Governatorato già prima dell’estate aveva prospettato di spostare ad altre mansioni chi non era vaccinato. Normativa poi in molti uffici non applicata. Il Vaticano ha cominciato a somministrare le dosi di Pfizer prestissimo, già a gennaio. Tanto che ai primi di marzo tutto il personale era vaccinato. Poi si è cominciato con i parenti dei dipendenti non iscritti al servizio sanitario interno.
Il 18 agosto, Francesco aveva detto: “Vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore. E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli. L’amore è anche sociale e politico, c’è amore sociale e amore politico, è universale, sempre traboccante di piccoli gesti di carità personale capaci di trasformare e migliorare le società”. Al Papa era arrivato il plauso del ministro della Salute Roberto Speranza e del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.