Home staging: come ti sistemo la casa

A Roma e nel Lazio prende sempre più piede la tendenza ad affidarsi a professionisti per innovare gli ambienti

Home stager, un mestiere che in Italia è piuttosto recente e che sta vivendo un boom in questi mesi, essendo aumentato il bisogno di riposizionare gli immobili sul mercato con una veste diversa per migliorarne l’appetibilità. In particolare a Roma, tra professionisti formatisi sul campo e iscritti ad associazioni, è difficile calcolare l’esatta dimensione del mercato in termini di fatturato, mentre “la maggior parte degli home stager svolge la propria attività a Roma, ma tanti colleghi lavorano nelle provincie di Viterbo, Latina e Rieti” – rileva Cristina Canci, Architetto e home stager, da gennaio 2017 Coordinatore per la Regione Lazio dell’Associazione Nazionale Home Staging Lovers”.

Un altro fattore di crescita, ad ogni modo, è l’incremento delle case in affitto a breve termine, che a Roma sono 29.519 circa, e rappresentano le migliori candidate all’intervento degli home stager. Secondo l’Interior Designer Francesca Matera, che si occupa anche di home staging: “E’ una disciplina approdata nel nostro paese in ritardo rispetto agli Stati Uniti, ma ha trovato un terreno molto fertile, tra agenti immobiliari desiderosi di vendere in tempi più brevi e proprietari privati sempre più interessati e sensibili al discorso della valorizzazione. In effetti l’home staging è uno strumento molto valido per dare un’idea concreta di come gestire gli spazi di un appartamento in prospettiva, quindi già prima di acquistarlo”.

Gli interventi. Più che una “remise en forme”, l’home staging è un’operazione di marketing vera e propria, che richiede diversi passaggi condotti in tempi ridotti, da una valutazione preliminare dell’immobile fino all’intervento finale. Silvia Marche, Ingegnere e homestager, spiega in che cosa consiste il lavoro: “Spesso vengo contattata da alcune agenzie immobiliari presso le quali mi sono accreditata, per immobili che hanno bisogno del mio intervento. Altre fonti di reclutamento sono il sito dell’associazione Home Staging Lovers, oppure i social network sui quali sono presente, il mio sito personale o, infine houzz, portale specializzato per i professionisti della casa”. Tra i mezzi preferiti per parlare del proprio lavoro c’è naturalmente il social dei social, cioè facebook, che crea più rumore e interazioni attorno all’annuncio, mentre instagram regala una migliore visibilità al professionista individualmente.

Il risultato finale, comunque, è spesso frutto di un confronto tra professionisti di filiera. “Individuato l’appartamento – continua Silvia Marche – definisco insieme all’agente immobiliare mandatario il target dell’acquirente a cui ci rivolgiamo. Può trattarsi di una vendita ma anche di un affitto, oppure di hosting nel caso di un’attività turistica. Stilato un report, lo presento al proprietario per poi condurre l’intervento”. Il passo successivo è la pubblicizzazione. Spesso gli home stagers vantano una buona multidisciplinarità: sanno fare le foto e hanno spazi (virtuali) presso i quali pubblicarli. “Io lavoro molto attraverso il mio sito internet – rileva Francesca Matera – e il mio impegno si avvale di un team di professionisti specializzati sulla casa. Offriamo servizi di microricettività, comunicazione, progettazione, formazione attraverso il nostro portale https://www.bedebuzz.it/, mentre io personalmente seguo un blog (Non ditelo all’architetto) e ho profili attivi sui migliori media sull’argomento come houzz, ma anche sui social come instagram e facebook”.

Spiega Cristina Canci che “l’home staging è una tecnica di marketing che riduce i tempi per la finalizzazione delle operazioni di vendita, consentendo allo stesso tempo di evitare forti scostamenti dal prezzo di vendita richiesto all’inizio perché fa emergere il value for money del bene in trattativa. Dai sondaggi eseguiti dalla nostra associazione Home Staging Lovers emerge palesemente un vantaggio per chi vende un immobile allestito e presentato, prima della messa in vendita, con la tecnica dell’home staging”. Infatti se la media di permanenza di un immobile sul mercato è di 225 giorni, per gli appartamenti adeguatamente preparati questa media scende a 54, con una percentuale di vendita a breve che secondo l’associazione migliora del 94 per cento.

L’accesso alla professione. Sono spesso donne – e architetto o ingegnere, oppure designer – le home stager, forse grazie alla grande versatilità dei progetti. Silvia Marche ha scelto il percorso dell’home stager grazie al corso di Staging & Redesign Expertise School, scuola di alta formazione per home stager riconosciuta dall’associazione nazionale Home Staging Lovers. Strutturata attraverso un Consiglio Direttivo e figure di responsabili regionali di area, prevede corsi per una serie di professionalità e mira a costituire anche una community attraverso attività pensate per diffondere la cultura dell’home staging. Nel Lazio annovera quasi cinquanta professioniste.

Francesca Matera, già laureata in architettura degli interni, invece, si è avvicinata da autodidatta, occupandosi in precedenza di tanti aspetti legati alla casa, dal marketing all’affitto.

“Vi è la possibilità di conquistare ampie fette di mercato considerato che attualmente solo pochi, tra i principali gruppi di mediazione immobiliare a livello nazionale, si avvalgono di home stagers” – rileva Cristina Canci. “Sicuramente le caratteristiche professionali di un architetto sono vantaggiose per chi si dedica all’home staging ma non necessariamente occorre esserlo. Ritengo, tuttavia, necessario frequentare i corsi per diventare home stager professionista al fine di apprendere metodi e percorsi che consentono di valorizzare gli immobili disponibili per la vendita. In particolare, l’home stager deve apprendere tali regole con l’obiettivo di far distinguere l’immobile trattato rispetto a quelli messi in vendita senza il suo apporto. Chi si avvicina a questa professione dovrà, pertanto, non solo sapere approntare una progettazione di home staging intesa come scelta dei colori e materiali da utilizzare – appassionante aspetto della nostra professione – ma dovrà anche prepararsi dal punto di vista commerciale e del marketing.

I costi. “L’intervento può avvenire secondo diversi step – continua Silvia Marche. – Possiamo portare arredi e complementi per un periodo che in media è di molto inferiore ai sei mesi previsti dai contratti standard”. I costi, per l’home stager, sono necessariamente legati allo stato dell’immobile. “Spesso servono arredi e una leggera manutenzione, ad esempio pittura alle pareti. Il risultato finale deve essere di freschezza ma anche di grande accoglienza, a patto che non sia troppo palpabile il vissuto di chi vi abitava. Comunque va evitato l’effetto showroom”. I tempi sono di due settimane, tra stesura del progetto, approvvigionamento del materiale e fase realizzativa. Per quanto riguarda l’onorario, non si può parlare di standard. Dipende molto dalle finalità del proprietario e dallo stato dell’immobile da collocare: “Se chi deve affittare casa desidera mantenere gli arredi, allora li acquisto per quello scopo – conclude Francesca Matera – Altrimenti attingo al mio magazzino che si avvale anche di arredi di cartone e di piccoli complementi che verranno riutilizzati. Per gli elementi più grandi a volte ricorro a una società di riferimento che fornisce i set cinematografici. Più il cliente è esigente, più il costo sale”.

Quanto al proliferare di home stager, Canci avverte che non essendoci regolamentazioni a livello nazionale, un riferimento valido è quello dell’Associazione Home Staging Lovers, riconosciuta dal MiSE (Ministero per lo Sviluppo Economico) che ha un codice di autocontrollo e che garantisce ai propri iscritti un percorso di qualità formativa, rilasciando l’Attestato di Qualità e Qualificazione Professionale dei Servizi prestati ai sensi della Legge 4/2013. “Quella dell’home stager è una professione emergente che offre grandi opportunità – conclude Cristina Canci”.

 

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