Le grattachecche in spiaggia: meglio non mangiarle!

Sono spesso realizzate con ghiaccio sintetico non per uso alimentare e possono causare infezioni batteriche, mal di pancia, mal di testa e dissenteria

Stesi sul lettino, sotto il sole cocente dell’estate, al passaggio del carrettino ambulante con le grattachecche, siamo un po’ tutti come Ulisse, dinanzi al fascino delle Sirene. Resistere alla tentazione è quasi impossibile!
Infatti, trattenersi dall’idea di rinfrescarsi con quella tipica “bevanda” romana fatta di ghiaccio tritato e sciroppo, è un’impresa quasi eroica. Ma, così come per Ulisse, è un richiamo ingannevole.

Prima di tutto è bene sottolineare che le grattachecche vengono commercializzate infischiandose della Legge.
Non hanno alcuna autorizzazione per la somministrazione di alimenti e, i rivenditori al banchetto ambulante, non sono quasi mai in regola. Senza contare che il prodotto viene emesso senza lo scontrino o la ricevuta fiscale.

Soprattutto, quelle grattachecche, sono realizzate con del ghiaccio sintetico e non alimentare,  altamente nocivo per l’organismo. Durante un sequestro, avvenuto sul litorale di Ladispoli, il Comandante Cacace della Capitaneria di Porto di Cerveteri, intervistato da Centro Mare Radio, ha infatti dichiarato:

il consiglio più importante che do ai cittadini è quello di non acquistare questi prodotti perché non sono realizzati con un ghiaccio di origine alimentare ma con un composto utilizzabile solamente per la refrigerazione.
Tale ghiaccio serve per tenere a una bassa temperatura gli alimenti ma non deve essere ingerito. Assumendolo si rischiano infezioni intestinali, mal di pancia, mal di testa e dissenteria. Inoltre, sia il ghiaccio sia il contenuto degli sciroppi (senza la copertura di un tappo), restando al sole per molte ore e venendo a contatto con le mani del rivenditore, sono a rischio di  contaminazione batterica”.

La prossima volta che vedrete passare in spiaggia un carretto ambulante, prima di acquistare una grattachecca, chiedetegli tutte le certificazioni del caso. Ricordatevi che i primi consumatori di tali prodotti sono i bambini.
I nostri figli!

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