Nei primi giorni di lockdown nel Mediterraneo si sono verificati fenomeni inconsueti, come l’avvistamento di squali nei porti, delfini e balene vicinissimi alle coste, pesci nei canali di Venezia tornati trasparenti. Le immagini video girate sono diventate immediatamente virali.
Oggi che la verginità del silenzio e della calma si è rotta con la ripresa di alcune attività, si fa il bilancio dell’iniziativa ‘’Il mare al tempo del Coronavirus’’, promossa da ‘’Marevivo’’ che ha avuto l’appoggio del Ministero dell’ambiente e ha coinvolto i nuclei subacquei dei carabinieri, della Guardia Costiera, della Polizia di Stato e dalla Divisione sub di Marevivo, coordinati per la parte scientifica da Ferdinando Boero, professore ordinario di Zoologia dell’Università Federico II di Napoli e da Enzo Saggiomo, direttore della Fondazione Dohrn*.
Per osservare, registrare e filmare cosa stava succedendo nei fondali marini della Penisola durante il periodo in cui le attività dell’uomo erano ridotte e quasi nulle, sono occorse 100 ore di immersione in 30 siti, scandagliati con l’impiego di 60 sub e di 15 ore di girato per documentare l’operazione e oltre 300 ore di registrazioni con gli idrofoni per ascoltare il mare.
Purtroppo nelle immagini che ci sono state sottoposte – rilevano i coordinatori dell’iniziativa – abbiamo registrato l’impatto delle attività umane come rifiuti di ogni genere: reti abbandonate, ceste di plastica utilizzate nella mitilicoltura, batterie, pneumatici e per ultimi anche mascherine e guanti conseguenze del Covid 19.
Straordinario comunque l’aumento del numero dei pesci, divenuti meno diffidenti nell’avvicinarsi ai sub e straordinaria la registrazione dei suoni, effettuata dagli idrofoni posizionati nei fondali in un mare in perfetto silenzio. Aragoste, corvine, cernie e saraghi hanno fatto ascoltare i loro suoni, la loro voce.
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“Il pieno appoggio del Ministero dell’Ambiente a questo progetto ci ha consentito di valutare con precisione gli effetti che il blocco imposto alle attività umane dal Covid nel periodo del lockdown ha avuto sull’ecosistema marino – dice Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente – un ambiente che, come era prevedibile, privato dell’influenza delle attività umane si è mostrato visibilmente migliorato. Le immagini che abbiamo acquisito e condiviso, di una bellezza impareggiabile, ci dicono quanto vasta e ricca sia la biodiversità del nostro Paese. Un patrimonio che faremo di tutto per tutelare e proteggere da comportamenti sconsiderati che continuano a metterlo a rischio”.
“Il grande successo dell’iniziativa si deve ascrivere alla passione e all’amore per il mare di tutti i partecipanti – dichiara Rosalba Giugni Presidente di Marevivo – l’obiettivo oggi è quello di passare tutti insieme alla fase 2, la task force subacquea sarà immediatamente operativa per risanare le ferite inferte all’ecosistema marino, per scoprirne le forme di vita ancora sconosciute e per diffonderne la conoscenza”.
*La Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli è un’istituzione scientifica ed ente di ricerca situata nella Villa Comunale (tra via Caracciolo e la Riviera di Chiaia), nel quartiere Chiaia. Comprende anche un acquario, il più antico d’Italia (e secondo più antico d’Europa, primo tra quelli ancora esistenti).La stazione Zoologica nel 1872 poco dopo la costruzione del suo nucleo originario, e prima del suo ingrandimento verso ovest.
Fondata nel 1872 dal naturalista e zoologo tedesco Anton Dohrn, e volta alla conoscenza e lo studio della flora e della fauna del mare, essa rappresentò ben presto una delle più autorevoli Istituzioni scientifiche cittadine, affiancando quelle realizzate in epoca borbonica: l’orto botanico a Foria e l’osservatorio astronomico di Capodimonte.