Oggi Giornata Mondiale contro l’Alzhiemer

Diagnosi precoce, farmaci mirati e comportamenti modificati e adatti a rallentare il decadimento sono, ad oggi, le uniche promesse che ci fa la ricerca

alzheimer

Oggi è la Giornata Mondiale dedicata all’Alzheimer. Alla ricerca, allo studio, ai report, alle speranze e alle voci di chi deve condividere la vita con un familiare colpito dal morbo. Esaminiamo un aspetto importante nella storia della malattia.

Abbiamo guadagnato circa 10-15 anni di aspettativa di vita nell’ultimo secolo, e sempre più studi vanno dimostrando che per vivere la vecchiaia mantenendo il cervello in salute è cruciale disporre di una buona ‘riserva cognitiva’, una sorta di cuscinetto protettivo in difesa da eventuali danni, come quelli procurati dall’ictus o dalla neurodegenerazione tipica della demenza.

Livello di istruzione, status socioeconomico e lavorativo, conoscenza di più lingue, nonché ricchezza delle esperienze nel corso della vita: sono alcuni dei fattori chiave che costituiscono la nostra ‘riserva cognitiva”, un ‘tesoretto’ cerebrale che protegge dalle demenze.

Lo spiega in occasione della Giornata Mondiale Alzheimer Johann Rossi Mason, autrice del libro ‘Cervello senza limiti’ (Codice Edizioni), in cui la giornalista suggerisce le armi a nostra disposizione per difendersi dalle demenze o quanto meno ritardarne l’esordio.

La riserva cognitiva, spiega Mason, è qualcosa che si costruisce sin da giovani, studiando e allenando il cervello; è probabilmente associata anche a un maggior numero di cellule nervose nel cervello.

Ognuno ha la sua riserva, non a caso vi sono degli individui più ‘fortunati’ che, nonostante i segni clinici dell’Alzheimer, hanno sintomi ridotti, spesso in grado di non impattare sulla loro vita quotidiana. Tra questi vi sono, ad esempio, gli individui bilingue: secondo uno studio pubblicato sulla rivista Trends in Cognitive Sciences, suggerisce che i bilingue si ammalano di meno di demenza, la malattia qualora arrivi lo fa con esordio tardivo e sintomi più lievi.

Lo studio della riserva cognitiva e dei fattori che contribuiscono al suo sviluppo sin dalla tenera età porterà un contributo enorme alla ricerca per prevenire e curare l’Alzheimer. (fonte Ansa)

(ndr) La ricerca è impegnata per trovare soluzioni terapeutiche per questa patologia che ad oggi non ha nessuna cura in grado di guarirla o arrestarla completamente. Tante e nuove sperimentazioni che, per ora, riguardano la diagnosi precoce (PET, biomarcatori e test genici) e terapie sintomatiche utili nelle fasi iniziali e intermedie della malattia.

L’identificazione precocissima dei sintomi e quindi dell’insorgere della patologia unita ad un’attento esame della possibile familiarità del morbo di Alzheimer del soggetto aiutano a porre in atto manovre (farmacologiche e comportamentali) tali da rallentare il disastroso processo di decadimento cognitivo e fisico tipico della malattia. (ar)

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