“Le regioni che nel 2015 hanno fatto registrare i livelli statisticamente più elevati di mortalità sia tra gli uomini che tra le donne sono state la Provincia Autonoma di Bolzano, la Basilicata oltre a Friuli Venezia Giulia, Abruzzo e Lazio per i soli uomini e Liguria e Veneto per le sole donne
(..)Complessivamente rispetto al 2014, nel Lazio si rileva un incremento statisticamente significativo del tasso di mortalità per patologie totalmente alcol attribuibili che è passato da 1,75 a 2,72 per 100.000 abitanti”.
Non è rassicurante per il Lazio la relazione del Ministro della Salute al Parlamento sui problemi di salute legati all’alcol.
Se, infatti, nel consumo dei singoli alcolici il Lazio mostra percentuali più basse rispetto alla media nazionale e nettamente minori rispetto a regioni vicine (in Abruzzo in consumo di vini e di superalcolici è doppio):
differente è il discorso per quanto concerne la mortalità per patologie totalmente alcol-attribuibili nelle regioni italiane, con la Regione Lazio in blu scuro assieme a regioni storicamente problematiche per quanto riguarda il consumo di alcol (Friuli e Trentino Alto Adige)
Senza criminalizzare l’uso responsabile di bevande alcoliche, da questi dati l’emergenza alcol sembra esistere nella Regione Lazio come in tutta Italia.
Nell’anno 2017, spiega la relazione, si osserva a livello nazionale un aumento rispetto all’anno precedente del consumo nell’anno (dal 64,7% al 65,4%), su questo dato pesa l’aumento del consumo occasionale (dal 43,3% al 44%), mentre sono stabili gli altri tipi di consumo (consumo giornaliero e consumo fuori pasto). Un dato che mette in luce lo sviluppo del fenomeno del “binge drinking”, “consumo eccessivo episodico” concentrato in un arco ristretto di tempo di bevande alcoliche di qualsiasi tipo in modo consecutivo. Abitudini che resistono (e si incrementano) anche con regolamenti e ordinanze anti alcol particolarmente repressive.