Psicologia: come stiamo reagendo al Coronavirus?

Negazione, Rabbia, Negoziazione, Depressione e Accettazione. Lo psichiatra Massimo Lanzaro spiega le cinque fasi psicologiche legate alla pandemia

“Andrà tutto bene”, ci ripetono da mesi. Eppure, da quando il governo ha imposto il lockdown, si è radicalmente modificato il nostro stile di vita, innescando delle significative conseguenze psicologiche.

“Gli esseri umani – spiega lo psichiatra e psicoterapeuta Massimo Lanzaro – pur sforzandosi di essere razionali affidandosi alla logica, sono anche profondamente pre-logici, il ché significa che le emozioni giocano un ruolo fondamentale a volte anche ribaltando le scelte più pianificate o basate su dati di fatto”.

La paura
Una delle reazioni principali di base nel caso di eventi come questa pandemia da Coronavirus è sperimentare paura, emozione primaria, fondamentale per la nostra difesa e sopravvivenza.
Insieme alla paura tendiamo poi ad elaborare risposte più articolate, tipiche dell’essere umano.

Il modello Kubler-Ross
Il modello a cinque fasi, elaborato nel 1970 da Kubler-Ross, rappresenta uno strumento che ci consente di comprendere alcune dinamiche mentali frequenti. Inizialmente applicato agli individui ai quali veniva diagnosticata una malattia terminale, negli anni si è esteso a chiunque sperimentava il senso della ‘perdita’ e del lutto anche di cose immateriali (tecnicamente “disenfranchised grief”, ovvero il dolore privo di diritto perché non pienamente riconosciuto dalla società). Questa chiave di lettura è applicabile sia a livello del singolo individuo sia nella dimensione sociale, come ha fatto notare recentemente il filosofo e sociologo Slavoj Žižek.

Le cinque fasi:
Prendiamo l’esempio dell’epidemia COVID 19.
Negazione
Anzitutto dopo lo shock c’è stata la fase di negazione “non sta succedendo nulla di grave, è una banale influenza”;
Rabbia
Poi avviene un sentimento di rabbia e paura accentuata, di solito sotto forma di razzismo o anti/statalismo “la colpa è di quei luridi cinesi, lo stato è inefficiente”;
Negoziazione
va bene ci sono alcune vittime ma si possono limitare i danni se…”;
Depressione
Se la negoziazione non funziona, insorge la depressione “non ci prendiamo in giro siamo tutti spacciati”.
Accettazione
L’ultima fase, infine, è l’accettazione.

Fase della negazione o del rifiuto:
Ma è sicuro, dottore, che le analisi sono fatte bene?”, “Non è possibile, si sbaglia!”, “Non ci posso credere”, sono le parole più frequenti di fronte alla diagnosi di una patologia grave; questa fase è caratterizzata dal fatto che il paziente, usando come meccanismo di difesa il rigetto dell’esame di realtà, ritiene impossibile di avere la malattia.

Fase della rabbia:
Dopo la negazione iniziano a manifestarsi emozioni forti quali rabbia e paura che esplodono in tutte le direzioni, investendo i familiari, il personale ospedaliero o Dio. La frase più frequente è “perché proprio a me?” o, nel caso di un’epidemia “perché proprio a noi?”. È una fase molto delicata dell’iter psicologico e relazionale. Rappresenta un momento critico che può essere sia il momento di massima richiesta di aiuto, ma anche il momento del rifiuto, della chiusura e del ritiro in sé (magari innestando un ritardo delle cure).

Fase della contrattazione o del patteggiamento:
In questa fase la persona inizia a verificare cosa è in grado di fare e in quale progetti può investire la speranza, iniziando una specie di negoziato che, a seconda dei valori personali, può essere instaurato sia con le persone che costituiscono la sfera di relazione del paziente, sia con le figure religiose: “se prendo le medicine, crede che potrò …”, “forse la mia non è una forma grave e se guarisco, farò…”. In questa fase, la persona riprende il controllo della propria vita.

Fase della depressione:
Rappresenta un momento nel quale il paziente inizia a prendere consapevolezza delle perdite che sta subendo o che sta per subire. Questa fase viene distinta in due tipi di depressione: una reattiva e una preparatoria. La depressione reattiva è conseguente alla presa di coscienza di quanti aspetti della propria identità, della propria immagine corporea, del proprio potere decisionale e delle proprie relazioni sociali, sono più o meno temporaneamente persi. La depressione preparatoria ha un aspetto anticipatorio. In questa fase della malattia la persona non può più negare la sua condizione di salute e inizia a prendere coscienza che la ribellione non è possibile, per cui la negazione e la rabbia vengono sostituite da un forte senso di sconfitta.

Fase dell’accettazione:
Quando il paziente ha avuto modo di elaborare quanto sta succedendo intorno a lui, arriva a un’accettazione della propria condizione e a una consapevolezza di quanto sta per accadere. Durante questa fase possono sempre e comunque essere presenti livelli di rabbia e depressione che, però, sono di intensità moderata. In questa fase il paziente tende a essere silenzioso e a raccogliersi in se stesso. Inoltre sono frequenti momenti di profonda comunicazione con i familiari e con le persone che gli sono accanto. È il momento del “testamento” e della sistemazione di quanto può essere sistemato, nel quale si prende cura dei propri “oggetti” (sia in senso pratico, che in senso psicoanalitico).

Importantissimo
“Sottolineo – conclude Lanzaro – che si tratta di un modello a fasi, e non a stadi, per cui le fasi possono anche alternarsi, presentandosi più volte nel corso del tempo, con diversa intensità e senza un preciso ordine, dal momento che le emozioni non seguono regole particolari. Individuare la fase emotiva in cui una persona si trova è il presupposto per iniziare qualsiasi intervento terapeutico e di aiuto”.

Massimo Lanzaro, scrittore e Dirigente Medico di Psichiatria, Psicoterapeuta, Responsabile Servizio Esordi e Prevenzione dell’ASL NA 2

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