Covid19, + 75% tentativi di suicidio tra i ragazzi dopo la pandemia

Resi noti i dati dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù in occasione della giornata di prevenzione del suicidio. Crescono anche gli accessi in neuropsichiatra

Alcuni ragazzi in piazza San Lorenzo a Roma.

La pandemia di Covid19 è stata un vero terremoto per le nostre ragazze e i nostri ragazzi, per i giovani, ma il disagio è iniziato pure prima. C’è stato un vero boom dei tentativi di suicidio, un’emergenza senza precedenti. Ce lo dice l’ospedale Bambino Gesù di Roma. E i casi di cronaca si moltiplicano.

I tentativi di suicidio cresciuti in modo esponenziale 

“Negli ultimi 10 anni gli accessi per ideazione suicidaria o tentato suicidio al Bambino Gesù sono cresciuti esponenzialmente, con aumento in particolare del 75% nei 2 anni della pandemia di Covid19 rispetto al biennio precedente. Dai 369 casi del 2018-2019 ai 649 del 2020-2021, in media praticamente un caso ogni giorno”. Lo documentano i dati registrati dall’ospedale pediatrico Bambini o Gesù alla vigilia della Giornata mondiale dedicata alla prevenzione del suicidio che, secondo l’analisi del Centro controllo malattie (Cdc) statunitense, rappresenta la seconda causa di morte nei giovani tra i 15 e i 25 anni.

Il Bambino Gesù di Roma attiva un servizio di emergenza

Per far fronte al fenomeno, l’ospedale, Centro di riferimento nel Lazio per le emergenze psichiatriche, ha attivato un servizio dedicato all’assistenza e alla prevenzione del suicidio in età evolutiva in collaborazione con le asl del territorio. Il servizio è integrato da una linea telefonica, sempre attiva, per le consulenze psicologiche urgenti. “Nell’ultimo decennio – ricorda l’ospedale – il numero delle consulenze neuropsichiatriche al pronto soccorso del dipartimento di Emergenza, Accettazione e pediatria generale del Bambino  Gesù è aumentato di 11 volte, passando da 155 casi a 1.824. In particolare sono aumentate di quasi 40 volte (da 12 a 449 casi) le consulenze effettuate in urgenza per ideazione suicidaria, tentativo di suicidio e comportamenti autolesivi nei giovani di età compresa tra i 9 e i 17 anni.

Dopo il Covid crescita del 45% i ricoveri in neuropsichiatra di giovani

Ed è evidente che la pandemia Covid “ha segnato uno spartiacque anche sul fronte dei ricoveri in Neuropsichiatria che sono passati da 338 nel 2019 a 492 nel 2021 con un aumento del 45%. In particolare le ospedalizzazioni in Neuropsichiatria per autolesionismo sono passate dal 30 a oltre il 60% del totale”. “Oltre l’80% dei tentativi di suicido è messo in atto da bambine e ragazze; l’età media di chi tenta di togliersi la vita è di circa 15 anni, il più giovane ha 9 anni”, precisa l’ospedale.

 

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