Roma: al Gemelli una mostra fotografica racconta le storie di chi vive per strada

La clinica mobile "Un camper per i diritti", è l'oggetto della mostra che percorre le strade di Roma da quasi venti anni con l'obiettivo di raggiungere i gruppi di popolazione più vulnerabili

Una clinica mobile, un “camper per i diritti”. E’ questo l’oggetto della mostra realizzata da Odino Vignali, fotografo e operatore socio-sanitario volontario dell’Associazione medici per i diritti umani (Medu) e visitabile nell’area d’ingresso del Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs. Medu è un’organizzazione umanitaria e di solidarietà internazionale costituitasi nel 2004 con l’obiettivo di curare, testimoniare e, a partire dalla pratica medica, denunciare le violazioni dei diritti umani e in particolare l’esclusione dall’accesso alle cure. L’associazione opera in Italia, con progetti in Sicilia, Calabria, Lazio, Toscana e Piemonte, rivolti a persone socialmente vulnerabili, senza dimora o che vivono in insediamenti precari. Italiani, migranti o rifugiati. All’estero è presente in Ucraina, Niger, Egitto, nei territori occupati Palestinesi e in Israele. E’ quanto di legge in una nota del Gemelli.

La clinica mobile “Un camper per i diritti”, è l’oggetto della mostra che percorre le strade di Roma da quasi venti anni con l’obiettivo di raggiungere i gruppi di popolazione più vulnerabili che vivono in strada o in insediamenti informali. La clinica opera in orario serale, fornendo assistenza sanitaria e orientamento socio-legale per favorire la conoscenza dei diritti e l’accesso ai servizi territoriali. L’intervento prevede la presenza di un team multidisciplinare – composto da un coordinatore di progetto, un coordinatore clinico, due mediatori linguistico-culturali e un logista – e di un ampio gruppo di volontari, tra cui medici e operatori socio-legali. Molti tra i pazienti raggiunti da Medu, infatti, non accedono ai servizi socio-sanitari, pur avendone diritto.

La mancanza di informazioni, la condizione di isolamento e marginalità, barriere linguistiche, ostacoli burocratici a volte insormontabili, la paura – per alcuni – di essere segnalati perché irregolari allontanano proprio le persone più vulnerabili dall’accesso alle cure. Per questo motivo – si legge nella nota -, informare e orientare in modo efficace e culturalmente sensibile le persone raggiunte rappresentano aspetti salienti dell’azione di cura, così come testimoniare e denunciare le violazioni dei diritti umani e l’esclusione dal diritto alla salute. La collaborazione con i servizi socio-sanitari pubblici è parte della mission di Medu, in un’ottica di sussidiarietà e mai di sostituzione.

“Da molti anni svolgo attività volontaria sulla clinica mobile di Medu, spiega nella nota Massimo Fantoni, ricercatore dell’università Cattolica e Direttore Unità operativa complessa (Uoc) Emergenze infettive della Fondazione policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs. “Ho visto tanti insediamenti informali, da via Cupa a Ostiense, le occupazioni di ex-Penicillina, Spin-Time e Collatina, Stazione Termini e Stazione Tiburtina. Le persone che vengono in contatto con gli operatori del camper sono spesso migranti in transito, di tantissime nazionalità, oppure senza fissa dimora, oppure – aggiunge – stranieri stanziali con scarsa conoscenza dei loro diritti. Ognuno porta su di sé i segni di storie difficili e dure. Io porto con me il desiderio di continuare a indignarmi, a non rassegnarmi alle violazioni dei diritti, ad apprezzare la vicinanza di vite fragili. La mostra, allestita presso questo importante presidio di salute senza esclusioni, è in tal senso emblematica. Gli scatti di Odino sono accompagnati dalle parole dei medici volontari della clinica mobile e delle persone assistite”, conclude.

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