Ventuno istituti occupati, con striscioni e fumogeni appesi alle finestre, in tutta la città: ma le proteste sono durate, in alcuni casi, neanche 24 ore. Picchetti e dibattiti pacifici, ma anche 230 studenti sospesi e oltre 10mila euro di danni. È questo il bilancio dell’autunno caldo nelle scuole della Capitale. Dall’inizio di settembre, barricati nei loro istituti, i ragazzi hanno protestato per l’edilizia fatiscente delle scuole, per la mancanza di spazi sociali e di luoghi adeguati dove fare lezione. Si sono riuniti per dire stop alle “classi pollaio” con troppe iscrizioni e basta alla didattica sterile e frontale. Hanno occupato per chiedere interventi contro “la scarsa sicurezza nei locali scolastici e nei luoghi dell’alternanza scuola-lavoro” ma anche per dire “basta a discriminazioni e comportamenti sessisti nei confronti degli alunni”. Questo quanto hanno detto in questi mesi i rappresentanti dei collettivi di sinistra negli istituti in protesta.
Nella maggior parte dei casi si è trattato di rivendicazioni dal clima pacifico che si sono protratte per non più di qualche giorno. A volte, però, proteste e occupazioni sono anche sfociate in atti di vandalismo. Al liceo classico Terenzio Mamiani di Prati, a termine dell’occupazione, durata dall’8 al 18 novembre, il bilancio dei danni è stato di quasi 10 mila euro tra scritte sui muri, porte e bagni dello storico edificio distrutti: per i danni sono stati sospesi 230 studenti. A dare il via era stato lo scorso 10 ottobre il liceo artistico Argan. A ruota sono arrivate le occupazioni al liceo artistico Enzo Rossi, in zona Collatino, e al liceo classico Pilo Albertelli, vicino piazza dell’Esquilino. Poi era arrivato il turno dei licei storici: il classico Torquato Tasso, lo scientifico Maria Montessori e il ginnasio del Terenzio Mamiani a Prati. E ancora: il classico Ennio Quirino Visconti di piazza del Collegio Romano, patrimonio dei Beni Culturali, seguito dal liceo scientifico Plinio Seniore, dall’Augusto Righi, e dal classico Luciano Manara.
Solo dalla fine di novembre le occupazioni lampo a Roma hanno riguardato l’istituto Confalonieri De Chirico, l’artistico a due passi da Porta Metronia, il Cine-tv Roberto Rossellini, il liceo Orazio a Talenti, lo scientifico Avogadro in zona Trieste-Salario e il liceo classico Bertrand Russell di via Tuscolana. Infine, a dicembre, a protestare erano stati gli alunni del liceo Cavour, a due passi dal Colosseo, e del liceo scientifico Tullio Levi Civita e dell’istituto Di Vittorio-Lattanzio, entrambi in zona Prenestino Labicano. L’ultima occupazione, è avvenuta pochi giorni fa al liceo classico Plauto, in zona Spinaceto. Le proteste dal centro si sono allargate anche alla periferia abbracciando l’istituto nautico Marcantonio Colonna di Anzio e quello tecnico Leonardo Pisano di Guidonia. E non sono mancate tensioni tra gruppi studenteschi: dagli scontri all’università La Sapienza alle rivendicazioni di attacchi in sezioni di gruppi studenteschi afferenti ai partiti del di destra.
Nella maggior parte dei casi gli alunni hanno protestato con lezioni e classi autogestite, turni per le pulizie e dibattiti con personalità del mondo della politica e dell’attualità. Il secondo piano del liceo classico Torquato Tasso in via Sicilia, lo scorso 14 novembre ha accolto 150 ragazzi che hanno dormito nei sacchi a pelo distesi tra i corridoi dell’istituto. “Vogliamo lasciare la scuola completamente intatta con la pulizia totale dell’istituto, alla fine”, aveva raccontato Edoardo, sottolineando che l’occupazione “deve essere un momento di protesta politica per far crescere coscienza e responsabilità nei confronti di una società che non tiene conto di noi”.