Selfie sempre e comunque: che sia un disturbo mentale?

La nuova moda del selfie letta dalla scienza che stila una classificazione della fenomenologia in cui si delineano tre diversi livelli di disagio psicologico.

Anno 2100. La nostra civiltà è finita da tempo.
Un gruppo di ricercatori si interroga da mesi su alcuni reperti risalenti alla nostra epoca. Gli studiosi hanno in mano milioni e milioni di selfie e sono visibilmente allibiti e perplessi. Quale oscura modificazione genetica aveva trasformato le labbra delle donne in bocche a “culo di gallina”?
Perché gli umani del ventunesimo secolo si auto-fotografavano? E perché, spesso, lo facevano in bagno?
Ovviamente è una provocazione. Statue greche, anfore o monili sono arrivati fino a noi. Ma ai posteri cosa lasceremo del nostro passaggio?
Intanto, alcuni anni fa, uno studio scientifico aveva dimostrato che chi si fa i selfie ha degli evidenti disturbi mentali. Secondo l’American Psychiatric Association, la malattia denominata “Selfite“, esprimeva una mancanza di autostima.

La notizia, ovviamente, fece il giro del mondo. Qualche tempo dopo, però, si venne a sapere che si trattava di una fake news. Le persone, sollevate da questo atroce fardello psicologico, ripresero a farsi selfie in ogni dove. Qualcuno, non contento, aveva iniziato anche a fotografare i piatti delle pietanze che cucinava o che mangiava al ristorante. E così, in una incontrollabile apoteosi di primi piani di pappardelle amatoriali e autoscatti in tram, in strada, in auto, in ascensore e sul pedalò, il mondo era tornato sereno. Poi, improvvisamente, il panico.

Incuriositi dalla viralità della notizia bufala, i ricercatori Janarthanan Balakrishnan della Thiagarajar School of Management di Madura, in India, e Mark D. Griffiths della Nottingham Trent University del RegnoUnito, lo studio lo hanno realizzato sul serio. Non contenti, hanno anche stilato una sorta di classificazione per delineare diversi livelli di “disagio”.

E tu, in quale categoria rientri?

Selfite cronica
Se avete un incontrollabile bisogno di scattare foto a voi stessi, 24 ore su 24, postandole per più di sei volte al giorno su Facebook, Instagram et simila, rientrate in questa categoria.
(Ammettiamolo, proprio “sani sani”, non siete)

Bordeline
Siete borderline se vi scattate dei selfie almeno tre volte al giorno, anche senza pubblicarli sui social media (insomma… le fotografie le lasciate nella gallery del vostro cellulare e ve le riguardate in una sorta di autoglorificazione solitaria e masturbatoria).

Acuta
Se vi “sparate” autoscatti in continuazione e li pubblicate tutti, siete i peggiori. (Usate il telefonino, non per le foto ma per chiamare il primo psichiatra disponibile. Male, non vi farà).

Ad ogni modo, la pratica diffusa dei selfie è indice di solitudine e narcisismo e colpisce più gli uomini delle donne. Le maggiori vittime sono i giovani. La “selfite” rappresenta l’incapacità di relazionarsi con il prossimo a livello intimo e profondo. Ma è anche l’espressione d’un inconscio senso di insicurezza. Dietro quel: “selfie, selfie delle mie brame, sono io il più bello del reame?”, cercate solamente delle rassicurazioni.

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