Sinner visita il Colosseo, applausi dai turisti in fila per entrare – VIDEO

Campione azzurro: "Un rientro molto speciale. Grazie Roma! Grazie di cuore a tutti per l'affetto"

Dallo stadio di Melbourne dove ha trionfato agli Australian Open, al Colosseo a Roma dove oggi si è concesso un’ora di svago. La giornata romana di Jannik Sinner, dopo essere stato ricevuto ieri a Palazzo Chigi dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha previsto una visita all’anfiteatro Flavio dove è stato riconosciuto da alcuni turisti mentre superava le barriere all’ingresso ricevendo applausi.

“Un rientro molto speciale. Grazie Roma! Grazie di cuore a tutti per l’affetto”. E’ il post Instagram di Jannik Sinner dopo lo shooting fotografico al Colosseo. Nel suo post ha anche condiviso tre foto di lui all’interno dell’anfiteatro Flavio insieme alla coppa degli Australian Open vinta a Melbourne.

Lavoro, impegno, dedizione e quella lucida visione del proprio essere che punta a migliorarsi e andare oltre i propri limiti. Sempre e comunque. Jannik Sinner non si ferma certo qui, alla gloria di un titolo Slam. Ora che ha rotto l’argine lungo la sponda australiana di Melbourne, punta ancora più in alto, consapevole della propria forza e del proprio talento. E nel corso di una conferenza stampa di un’ora dove non ha sbagliato una risposta, conferma qual è la sua ‘mission’ confessando di aver già chiamato il suo staff avvertendolo che è tempo di rimettersi subito a testa bassa e riprendere la corsa. “Bisogna stare sempre pronti perché se da un lato si può fare bene, dall’altro si può anche fare male, quindi non bisogna mai abbassare la guardia”, ha precisato il campione altoatesino, in compagnia del presidente della Fitp, Angelo Binaghi, con accanto il trofeo dell’Australian Open sulla terrazza della nuova sede della federazione a Roma.

Sotto il fuoco incrociato della stampa che ha preceduto lo shooting fotografico al Colosseo, Sinner si è mosso in totale scioltezza, fedele a se stesso e al suo stile, raccontando la sua vita normale, i suoi pensieri semplici, le sue ambizioni che nascono e si alimentano con il sacrificio e la passione: “Non ho segreti, è tutto frutto del duro lavoro. Io mi sveglio la mattina e la prima cosa che penso è allenarmi. Giocare a tennis è quello che mi piace fare e se il mio avversario è più bravo di me gli do la mano e torno ad allenarmi. Ci saranno momenti difficili ma non ho paura”, assicura a chi gli chiede se ci sono ‘alchimie’ speciali che lo hanno fatto diventare un supereroe agli occhi dell’Italia intera. La sua normalità l’ha spinto a non accettare l’invito di Amadeus per Sanremo (“Farò il tifo da casa, è un bellissimo evento ma non posso fermarmi. Nei giorni del Festival io sarò in campo a prepararmi per i prossimi obiettivi”); la sua semplicità gli ha permesso di respingere con eleganza la polemica sulla sua cittadinanza all’estero (“Quando ho compiuto 18 anni e mi allenavo a Montecarlo, anche il mio allenatore viveva lì.

A Monaco ci sono tanti giocatori e strutture perfette, onestamente mi sento a casa. Ho una vita normale, posso andare al supermercato con zero problemi”); la sua educazione e sensibilità lo ha spinto a non festeggiare subito nel suo paese di Sesto “perché avrei tolto l’attenzione in un momento molto difficile” dato che “pochi giorni fa c’è stato un incidente e due bambini sono morti insieme alla loro mamma”. C’è il tennis e solo il tennis, da rendere il più perfetto possibile nel suo orizzonte di gloria: “Il nostro obiettivo di quest’anno è giocare meglio i grandi slam, ce ne sono altri tre. Questo meglio di così non poteva andare. Non finisce qui la stagione. In ogni torneo si va a caccia”. Nel suo ‘racconto’ emerge lo spessore di un atleta che, senza saperlo, sa essere il miglior manager di se stesso. “Lo staff? Ho fatto una scelta che sembrava folle, mi sono detto di buttarmi nel fuoco conoscendo un altro metodo di lavoro. Non è una mossa giusta o sbagliata, non lo saprò mai. Dietro di me ci sono persone che mi aiutano, io devo essere bravo a capire loro, ma sono io che scelgo. Il mio team non deve essere il migliore di tutti, ma ognuno deve fare il proprio lavoro”. Lavoro, appunto. E niente altro. Niente social a creare disturbo (“Non mi piacciono perchè non è quella la verità”), niente distrazioni che vanno fuori campo. Solo così si arriva al traguardo. Un passo alla volta, un game e un… gioco alla volta: “Portabandiera ai Giochi? Non ci sto pensando. Le Olimpiadi saranno un momento chiave per me, saranno la prima volta che le gioco. Ci sono tanti atleti, i migliori al mondo che non vedo di conoscere per prendere spunti positivi che mi possono aiutare”. Per diventare numero 1 si migliora anche così. Sinner lo ha promesso a se stesso. Ora resta solo da aspettare quando si isserà sulla cima più alta. Pare proprio che sia uan questione di tempo

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