“Il sistema sanitario della Regione Lazio e’ allertato qualora ci fosse bisogno di ospitare pazienti provenienti dall’Ucraina. In attesa delle indicazioni del governo, la sanita’ del Lazio e’ pronta”. Lo dichiara l’assessore alla Sanita’ del Lazio Alessio D’Amato.
L’ospedale Bambino Gesu’, intanto, ha già dato “la disponibilita’ ad accogliere un numero importante di bambini malati oncologici dall’Ucraina affinche’ possano continuare le loro cure”. Lo dice in un’intervista Mariella Enoc, presidente dell’ospedale, che ha parlato di questa possibilita’ al premier Mario Draghi, al ministero degli Esteri italiano, alla Croce Rossa Internazionale.
“E’ stato informato questa mattina con un mio messaggio anche Papa Francesco che sicuramente accogliera’ molto volentieri l’iniziativa. Lui sta dialogando in molti modi. Questa e’ la diplomazia della misericordia”. La presidente Enoc ricorda che “e’ l’ospedale del Papa, un ospedale soprattutto ‘umano’, che ha sempre accolto bambini provenienti da zone di guerra, come la Repubblica Centrafricana, la Siria, l’Etiopia e, vedendo le immagini che arrivavano dall’Ucraina, ho pensato che noi possiamo aiutare anche i loro bambini subito. I bambini malati oncologici in Ucraina sono molto numerosi e non possono interrompere le cure”, sottolinea spiegando che l’alta incidenza di tumori e’ ancora legata in gran parte alla tragedia di Chernobyl; sono passati quasi 26 anni “ma sappiamo che le radiazioni continuano ad avere effetti per molto tempo”.
In questo momento gia’ ci sono bambini ucraini ricoverati a Roma, arrivati pero’ prima dello scoppio del conflitto. Sarebbero gia’ pronti per questa operazione umanitaria venti posti letto e l’accoglienza per le loro famiglie. “Abbiamo equipe mediche che potrebbero partire per raggiungere questi bambini e portarli nel nostro ospedale. Sono molto fragili, con pochissime difese immunitarie, hanno bisogno subito di cure”. Ora l’ospedale attende le richieste, “noi saremmo pronti a partire anche stasera” per arrivare ai confini dell’Ucraina, in Polonia, in Ungheria, “li’ dove si puo’ arrivare”, per raggiungere i bambini malati con i loro genitori che sono riusciti a lasciare il Paese. Saranno accolti non solo da specialisti di oncologia ma anche da psicologi, animatori, volontari.
“Siamo impegnati in tutti i Paesi del mondo dove c’e’ bisogno del nostro aiuto, speriamo anche in questo caso di riuscire ad aiutare. Per noi e’ un progetto umanitario del quale sentiamo il dovere di di farci carico, non chiediamo nulla al servizio sanitario nazionale”. La presidente Enoc parla poi delle conseguenze che questa guerra avra’ nella vita dei bambini: “Restera’ qualcosa per tutta la vita… pensiamo ai nostri ragazzi che non riescono a cancellare il lockdown e all’aumento del numero dei suicidi. Un bambino che ha sentito le bombe, ha visto morte e distruzione, e’ fuggito con la sua famiglia, se anche riprendera’ a sorridere, qualcosa dentro il suo cuore restera’ sempre”.