La stagione dei Green Pass è partita da un pezzo. E, ora più che mai, a Roma è caccia ai medici no vax. I numeri registrati dall’Ordine dei medici della capitale sono importanti: il 5% dei 46 mila camici bianchi al lavoro negli ospedali o da liberi professionisti, negli studi privati disseminati in città, risulta ad oggi non vaccinato.
Conti alla mano, circa 2.300 non si sono ancora prenotati per la monodose Johnson & Johson o per la doppia somministrazione di Moderna o Pfizer. L’inchiesta interna dell’Ordine è partita. Anche se fare luce sul fenomeno non è semplice.
«La struttura commissariale del generale Francesco Paolo Figliuolo ha tutti i numeri a livello nazionale. Noi stiamo aspettando risposte dalla Regione», spiega a ‘’La Repubblica’’ Antonio Magi. Il presidente dei medici di Roma ha già ricevuto 13 esposti su casi di dottori no vax. In tre casi sono arrivate conferme – c’è pure chi utilizzava il proprio studio come palco per fare da testimonial contro la campagna vaccinale – ed è scattata immediatamente la procedura disciplinare.
Un iter faticoso, ad alto tasso di Già arrivati tredici esposti. P Situazioni da vagliare con attenzione. «Per questo vogliamo sapere quanti tra i 2.300 non vaccinati non possono sottoporsi alla somministrazione per questioni di salute e quanti sono davvero no vax», conclude Magi.
Qualche indicazione arriva dall’Asl Roma 5, quella che serve Tivoli e dintorni. L’azienda ha appena sospeso 10 tra camici bianchi, infermieri e tecnici di laboratorio. Allergici ai sieri anti-Covid, resteranno senza stipendio fino al completamento del ciclo vaccinale. Oppure, anche se i sindacati chiedono visite ad hoc per stabilire i casi in cui gli operatori non sono idonei alla vaccinazione, fino alla ime del 2021.
La Asl di Viterbo, uscendo dai confini della provincia di Roma, si è portata avanti conil lavoro: 6 le sospensioni, 11 i trasferimenti. Ora, con l’aiuto del Green Pass, sarà più facile arrivare alla scrematura chiesta dall’Ordine dei medici. Alla battaglia contro i no vax della sanità laziale, poi, partecipano attivamente anche le strutture private.
«È una follia. Il primo compito di ognuno di noi è rispettare la salute altrui», dice a ‘’La Repubblica’’ Jessica Faroni, presidente dell’Aiop Lazio. Alla guida del gruppo Ini, attivo a Roma, come a Grottaferrata e a Veroli, ha già segnalato alle Asl tredipendenti. «Per noi l’importante è collaborare – spiega Faroni – restiamo sempre a disposizione del sistema sanitario regionale».