Vaccini: caos Regioni su richiami Astrazeneca

Non c'è una linea comune anche dopo l'ordinanza del ministero della Salute che ha dato indicazioni perentorie. Campania e Puglia vanno per conto loro

Dopo l’approvazione da parte di Aifa della vaccinazione mista per i soggetti under 60 che abbiano ricevuto una prima dose di vaxzevria” (AstraZeneca), le Regioni continuano a non avere una linea comune anche dopo l’ordinanza del ministero della Salute che ha dato indicazioni perentorie – ribadite anche ieri dal ministro Roberto Speranza – sull’utilizzo di Astrazeneca.

Si apre anche un nuovo fronte: con i vaccini a vettore virale ormai marginali servono più dosi di Pfizer e Moderna per non rallentare la campagna e raggiungere l’immunità di gregge a settembre. Il risultato è il caos, che si va ad aggiungere alla confusione e alla perdita di fiducia da parte dei cittadini provocata dall’apertura al mix sui vaccini – sul quale le posizioni degli esperti sono tutt’altro che granitiche – e dall’ennesimo cambio di rotta, il quarto dall’inizio dell’anno, su Astrazeneca imposto dagli esperti alla luce delle nuove evidenze scientifiche e del miglioramento della situazione epidemiologica.

Campania dice no, il Lazio riporta richiami Pfizer a 21 giorni

Vincenzo De Luca ha annunciato di aver inviato a Speranza una “nota tecnica” contenente i dubbi sulla vaccinazione eterologa ribandendo il no della sua regione: il mix di vaccini, dice, “non ha avuto sul piano internazionale una sperimentazione ampia”. Anche la Puglia va per conto suo. La regione, sostiene Michele Emiliano, seguirà le indicazioni del governo e però, “chi volesse fare la seconda dose con Astrazeneca avrà questa possibilità, fermo restando che l’atto della vaccinazione è l’atto del singolo medico che valuterà caso per caso”. La Lombardia continua invece a tergiversare da 3 giorni. Prima ha detto no al mix salvo poi fare marcia indietro, ma i richiami non sono ancora partiti. Il perché lo spiega il presidente Attilio Fontana: servono più dosi di di Pfizer e Moderna. “Appena sapremo cosa ci risponde il governo, sia sulla fornitura di eventuali dosi aggiuntive sia sulla conferma delle modalità, noi potremo stabilire una data”. E più dosi dei due farmaci a mRna le chiedono anche quelle regioni che hanno annunciato si atterranno alle indicazioni governative: l’Emilia Romagna, che deve fare i richiami a 40mila persone e per questo “servono più scorte”, e il Lazio, che non lo dice esplicitamente ma riporta il richiamo di Pfizer e Moderna da 35 a 21 giorni.

Toscana, Piemonte, Veneto e Liguria allineati con il governo

E gli altri che fanno? La Liguria si è adeguata, anche se il governatore Giovanni Toti non perde l’occasione per ribadire che anche quando si è utilizzato Astrazeneca sotto i 60 anni ci si è attenuti alle indicazioni del Cts. E si sono allineati la Toscana, il Piemonte – dove la buona notizia è che in un’ora sono andate sold out tutte le prenotazioni per gli open day riservati ai giovani da venerdì a domenica, segno che la voglia di normalità tra i ventenni prevale sulle paure – il Veneto. Dice Luca Zaia: “applicheremo pedissequamente quello che viene prescritto”. Ma il governatore va oltre e già individua quello che sarà il nuovo fronte d’autunno, la terza dose: il green pass dura 9 mesi e, considerando che i primi richiami sono stati fatti il 19 gennaio, a metà ottobre scadranno. Che si farà allora?. “Se non sarà una terza dose sarà un nuovo vaccino – dice – ma ritengo sia impensabile che non ci sia un nuovo richiamo, poi magari mi sbaglierò”.

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