Variante Delta, crescono i casi nel Lazio

Secondo il report settimanale della Fondazione Gimbe aumenta la diffusione in tutta Italia, ma cala il numero dei tamponi, facendo perdere il tracciamento. Intanto cresce il numero dei contagi nel Regno Unito, alimentato dalla variante importata dall'India: nelle ultime 24 ore si registrano oltre diecimila casi, il picco giornaliero più alto da metà febbraio

Sta aumentando la diffusione della variante Delta, la cosiddetta indiana, in Italia. Lo scrive la Fondazione Gimbe nel suo report settimanale.

Allarme Gimbe: in Italia calano i tamponi e si perde il tracciamento

“Secondo l’ultima indagine di prevalenza delle varianti pubblicata dall’Istituto Superiore di Sanità il 18 maggio, la variante delta è all’1% con differenze regionali e un range che va dallo 0 al 3,4%: in particolare, la diffusione maggiore si registra in Lazio (3,4%), Sardegna (2,9%) e Lombardia (2,5%) – si legge -.

Tuttavia nell’ultima settimana la variante Delta è stata isolata in due focolai a Milano e Brindisi, segno di una sua maggiore diffusione sul territorio nazionale che si rileva anche dal database internazionale GISAID: rispetto ai sequenziamenti su campioni raccolti dal 19 maggio al 16 giugno, su 881 sequenze depositate 57 (6,5%) corrispondono alla variante delta”.

Accanto ai nuovi casi, rileva ancora la Fondazione Gimbe, in Italia calano però anche i tamponi e si perde il tracciamento: per il presidente Nino Cartabellotta “la progressiva diminuzione dell’attività di testing sottostima il numero dei nuovi casi e documenta la mancata ripresa del tracciamento dei contatti, fondamentale in questa fase della pandemia”.

Variante Delta, una sola dose di vaccino ha efficacia solo del 33%

Rispetto all’efficacia dei vaccini, secondo i dati del Public Health England una singola dose di vaccino (Pfizer-BioNTech o AstraZeneca) ha un’efficacia solo del 33% nei confronti di questa variante, percentuale che dopo la seconda dose sale, rispettivamente, all’88% e al 60%. Inoltre, l’ultimo studio inglese (Public Health England) attesta che l’efficacia del ciclo completo nel prevenire le ospedalizzazioni è del 96% con il vaccino Pfizer-BioNTech e del 92% con quello AstraZeneca.

Rimbalzo contagi in Gb per variante Delta: picco come a febbraio scorso

Prosegue il rimbalzo dei contagi da Covid alimentato nel Regno Unito dalla variante Delta, importata dall’India: nelle ultime 24 ore ne sono stati registrati 11.007, picco giornaliero da metà febbraio, su 1,1 milione di tamponi. Resta per ora più contenuto – grazie all’effetto dei vaccini – l’aumento dei morti, 19 oggi contro i 9 di ieri, e dei ricoveri in ospedali, il cui totale è ora di 1.227. Ma gli esperti rimangono inquieti e predicano cautela, anche se le vaccinazioni fatte sfiorano ora quota 73 milioni, con oltre 42,2 milioni di prime dosi (l’80,1% della popolazione adulta nazionale) e quasi 30,7 milioni di richiami.

Proprio a causa dell’allerta legata alla variante Delta, il governo di Boris Johnson ha annunciato questa settimana il rinvio dal 21 giugno al 19 luglio dell’uscita del Paese dalle ultime restrizioni del lockdown, confidando che un’ulteriore avanzata sul fronte delle vaccinazioni – con l’incremento entro il 19 luglio dei richiami fino a oltre due terzi della popolazione e l’estensione della somministrazione di massa delle prime dosi ai giovani – possa contribuire a spezzare più radicalmente il legame fra nuovi contagi e casi gravi.

In Inghilterra attesa una nuova ondata fra autunno e inverno prossimo 

Il professor Chris Whitty, chief medical officer dell’Inghilterra e consigliere di punta dell’esecutivo britannico, ha del resto avvertito oggi che il Covid non è comunque destinato a essere sconfitto del tutto in tempi brevi. E che una nuova ondata va considerata probabile fra l’autunno e l’inverno prossimo – nel Regno Unito come altrove – a causa sia della capacità di mutare di questo specifico virus sia della generale tendenza dei virus respiratori a diffondersi maggiormente nelle stagioni fredde. Lo stesso Johnson ha da parte sua sottolineato nei giorni scorsi come, secondo il parere prevalente nella comunità medico-scientifica, occorre prepararsi a “convivere” a lungo termine con il coronavirus, sebbene l’adeguamento progressivo dei vaccini alle diverse varianti sia destinato nelle attese a limitarne l’impatto.

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