Villaggio Breda potrebbe essere uno splendido villaggio alla periferia di Roma. Un esempio di edilizia sostenibile, in netto contrasto con i palazzoni di Torre Gaia e di tutta la Casilina. E invece spesso i palazzi dell’Ater sono lasciati a se stessi, senza manutenzione, la pulizia delle strade è precaria con cumuli di immondizia e topi morti che non vengono rimossi da settimane.
Il nome del “villaggio” si deve a Ernesto Breda, fondatore della “Società Italiana per Costruzioni Meccaniche. Nel 1938 nella zona fu costruita una fabbrica per la realizzazione di armi, che proseguì la produzione fino agli anni ‘70. Il 27 Maggio 1939 Mussolini posò la prima pietra del Villaggio che avrebbe ospitato gli operai e le loro famiglie. I primi contratti con l’Istituto Fascista Autonomo Case Popolari (IFACP). Nella fabbrica, dismessa fa una quarantina di anni, ora ci sono magazzini e supermercati.
Case a due piani, spazi commerciali, luoghi per la socializzazione. Gli architetti Nicolosi e Nicolini progettarono Villaggio Breda con i criteri architettonici più avanzati, all’insegna della razionalità e del rispetto del paesaggio. Per anni, a collegare la zona col centro di Roma c’è stato solo il bus, poi la metro C, con la fermata Grotte Celoni, in qualche modo è stata una svolta sopratutto per coloro che devono uscire dalla zona per lavorare.
La piazza centrale, piazza Erasmo Piaggio, resta ancora l’unico punto di aggregazione per i cittadini che, da tempo, ne chiedono il ripristino e la riqualificazione. Così come chiedono la potatura degli alberi. I fondi ci sarebbero, stanziati dalla precedente giunta, ma ad oggi lo spazio rimane degradato. Come è degradato il resto del quartiere, con cumuli di immondizia che giacciono per strada, palazzi non manutenuti, spazi verdi che non vengono curati. In realtà un anno fa sono iniziato i i lavori in un paio di palazzine, ma quasi tutti gli stabili hanno bisogno di interventi più o meno importanti.