Aggressione shock dei Casamonica a disabile in un bar

Due esponenti del clan in azione nella periferia sud-est della Capitale perchè volevano 'saltare' la fila. La notizia anticipata da Repubblica: hanno massacrato di botte, anche con una cintura, un'invalida perché si era intromessa nella discussione, poi hanno distrutto il locale e picchiato il titolare. Procura apre inchiesta

Lesioni, minacce e danneggiamento. Per queste accuse la Procura di Roma ha avviato un fascicolo d’inchiesta in merito all’aggressione compiuta da Antonio Casamonica e suo cugino Alfredo Di Silvio ai danni di una giovane ragazza disabile e dell’inserviente romeno in un bar. Il fatto è avvenuto la mattina di Pasqua, in via Salvatore Barzilai, nel quartiere della Romanina. Oggi il quotidiano Repubblica riassume l’episodio, su cui indaga la polizia.

È il giorno di Pasqua, racconta il quotidiano romano. Antonio Casamonica e il cugino Alfredo Di Silvio entrano in un bar di via Salvatore Barzilai: vogliono le sigarette e pretendono di essere serviti subito. Il barista non se ne accorge, loro urlano e interpretano il gesto come uno sgarbo non tollerabile. Nel locale tacciono tutti. L’unica a rispondere è una giovane: “Se il bar non vi piace andate altrove”. Un affronto che accende la violenza. Stando a Repubblica, Casamonica le strappa con una mano gli occhiali e li lancia dietro al bancone, poi si sfila la cinta dai pantaloni e la passa a Di Silvio. La donna, disabile, viene frustata. Poi calci, pugni fino a quando crolla a terra. Nessuno si muove, nessuno interviene per difenderla. “Se chiami la polizia ti ammazziamo”, le gridano dopo averle strappato di mano il telefono. La giovane non conosce i suoi aguzzini.

Il barista, l’unico a soccorrerla nel locale ormai vuoto, invece sa bene chi sono: i Di Silvio abita a due passi, i Casamonica poco più in là. “Torneranno“, dice l’uomo alla disabile consigliandole di andare via. Passa mezz’ora e Alfredo Di Silvio in effetti rientra, accompagnato dal fratello Vincenzo. Ed è di nuovo violenza: vetrine rotte, tavoli e sedie rovesciate. I due urlano al proprietario che in quel posto “comandiamo noi” e che “ora questo bar lo devi chiudere, altrimenti sei morto “. Prima di andar via, lo picchiano.

L’uomo riporta 8 giorni di prognosi, trenta per la ragazza. Le vittime denunciano. Un altro affronto. Intollerabile pure questo. La famiglia si muove di nuovo, sempre stando a quanto scrive Repubblica. Questa volta è Enrico, il nonno dei fratelli Di Silvio, già condannato per sequestro di persona e lesioni, a presentarsi nel bar. Chiede un caffè e contestualmente il ritiro immediato delle accuse. Il barista è terrorizzato, chiude il locale per due giorni. A reagire, in questo caso, è moglie. Convince il marito a riaprire, perché quell’attività commerciale è la loro vita.

A piazzale Clodio non si esclude che gli accertamenti possano esser posti all’attenzione della Direzione distrettuale antimafia, che si occupa di fatti legale alla criminalità organizzata di stampo mafioso. Le verifiche degli inquirenti si basano su quanto ricostruito dagli agenti del commissariato. La ragazza oggetto delle violenze avrebbe anche presentato una denuncia, in base a quanto riferito dal quotidiano.

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