Women’s March, la marcia per i diritti delle donne raggiunge il suo terzo anno

Giunta alla sua terza edizione, sul palco di piazza degli Apostoli slogan e idee per combattere ogni tipo di violenza

La piazza gremita per la terza edizione della Women's March © Brian Gibson/EVERGIB

La Women’s March, la marcia per i diritti delle donne è arrivata al suo anno di vita e ha animato la piazza dei Santi Apostoli ieri mattina. Nonostante la pioggia, donne, uomini e bambini si sono riuniti per dire basta a ogni tipo di violenza sulle donne.

Nata nel 2017 all’indomani dell’elezione di Donald Trump alla presidenza degli USA, la Women’s March porta nelle piazze degli USA e del resto del mondo le voci di donne e uomini che si oppongono oggi a ogni genere di violenza, anche nella politica. 

Ad alternarsi sul palco insieme alle due presentatrici (Kiersten Pilar Miller per la parte in inglese e Sara El Debuçh per quella in italiano), una serie di rappresentati di associazioni e voci vicine alla lotta alla violenza: Lella Palladino, presidente di D.i.Re; Luisa Betta Dakli, giornalista ed esperta di femminismo; Gabriella Guido, vice presidente di CILD, Luisa Rizzittelli, giornalista e fondatrice della rete femminista Rebel Network; Loretta Bondi del consiglio direttivo della Casa Internazionale delle Donne; Bo Guerreschi, fondatrice di Bon’t Worry, un’associazione che lotta contro le violenze di genere e contro la violenza dei bambini ed Elisa Ercoli, la presidente di Differenza Donna, l’associazione di donne contro la violenza nata nel 1989. 

La marcia ha avuto anche l’adesione di molte altre associazioni fra le quali: AEPC – American Expats for Positive Change, Arcigay Roma, ArciLesbica Roma, Azione Trans, Bellies Abroad, Democrats Abroad, I Sentinelli di Roma, One Billion Rising Italia e The Gay Center Roma. 

Se la prima marcia era nata dopo l’elezione di Donald Trump, e la seconda era stata segnata dal #MeToo, la terza è stata all’insegna della lotta contro ogni tipo di violenza, anche quella troppe volte riflessa nell’attuale politica italiana e internazionale.

Lella Palladino, presidente di D.i.Re, dal palco della piazza del centro di Roma, ha sottolineato come il nostro Paese stia facendo dei grandissimi passi indietro in termini di accoglienza e rispetto della vita umana:

“Eravamo un Paese all’avanguardia nell’assistenza delle donne che erano vittime di traffico di vite umane e sfruttamento, adesso ereggiamo dei muri e chiudiamo i porti alle navi che possono salvare i migranti alla deriva nel Mediterraneo”.

La Women’s March è scesa in piazza contro ogni tipo di violenza, non solo la fisica, ma quella di ogni genere. Elizabeth Farren, una delle organizzatrici della marcia l’ha spiegato così a La Repubblica:

“Siamo qui ancora una volta per manifestare contro la violenza sulle donne. La violenza non è solo fisica ma anche economica, la violenza è anche la tratta delle donne”.

Fra canti, colorati striscioni e slogan, vecchie e nuove generazioni di donne sono scese in piazza per manifestare tutti i diritti (troppo spesso inascoltati) delle donne, nel palco si è parlato anche della tampon tax, la tassa sui prodotti sanitari femminili di cui in Italia si sono occupati in pochissimo. Pacifica e colorata, ma pur sempre una marcia che abbraccia tutti, come ha sottolineato la presentatrice Kiersten Pilar Miller al New York Times:

“Stiamo incanalando la nostra rabbia ancora una volta, vogliamo che venga trasformata in un’azione utile”.

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