Qualcosa si sta inceppando nella sanità italiana. Che non riesce più a soddisfare una domanda di salute sempre più elevata. Questa mattina l’Aiop, l’associazione dell’ospedalità privata (case di cura a gestione diretta o convenzionate col Servizio sanitario), ha presentato al Senato il suo rapporto sulla sanità, mettendo in luce le falle che rischiano di affondare uno dei sistemi più complessi in Europa e che ogni anno movimenta risorse per 111 miliardi di euro, sprecandone altrettante.
Il Lazio, nemmeno a dirlo, è un emblema di questa gestione a dir poco inquietante. Per fare un esempio, ogni anno la sanità incassa tra prestazioni a pagamento e trasferimenti pubblici circa 10 miliardi di euro, a fronte di costi per quasi 11 miliardi. Ciò comporta un deficit annuo tra i 500 e i 600 milioni. Dov’è il problema? L’origine del male si chiama sottofinanziamento, ovvero quando le risorse che lo Stato “passa” agli enti locali, tramite Fondo sanitario nazionale, non bastano a coprire il costo dei servizi erogati e dei medicinali che gli ospedali acquistano dalle case farmaceutiche.
Nel suo rapporto l’Aiop sottolinea i rischi di una deflazione da sottofinanziamento. Nel triennio 2012-2014, infatti, la spesa sanitaria pubblica in Italia risulta ancorata al 6,8% del pil, mentre quelle degli altri Paesi del G7 è all’8,2%. In altre parole, in Italia si spende troppo poco per garantire prestazioni all’altezza di un Paese industrializzato. E nel Lazio, tra le regioni più popolose, la cosa rappresenta un vero problema. Non solo perchè la regione rappresenta il 27% dell’intero costo nazionale per l’assistenza ai cittadini ma, con oltre 600 milioni di deficit, raccoglie la metà della perdita di esercizio di tutta Italia e circa i due terzi del disavanzo.
Esiste poi un problema di efficienza della macchina ospedaliera pubblica. Che, dice l’associazione non riesce a “liberare” risorse, come invece potrebbe, qualora fosse in grado di rivedere in maniera significativa le proprie modalità organizzative e gestionali. Se ciò avvenisse, le risorse recuperate sarebbero investite per migliorare le strutture, le attrezzature e i servizi per i pazienti.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. E con il picco di influenza persino i pronto soccorso arrancano e non riescono a fronteggiare l’enorme mole di pazienti. Anche per questo dopo che l’influenza, nei giorni scorsi, ha messo ko i pronto soccorso della Capitale e del Lazio, è stato firmato un protocollo tra regione e le Case di cura. In altre parole, le Cliniche convenzionate saranno di supporto agli ospedali pubblici in caso di sovraffollamento.