Via Curtatone, tutte le verità sullo sgombero

Nel palazzo ancora un centinaio di migranti cui sarebbero state proposte alternative dignitose ma non accettate. Il caso della riqualificazione

Emergono nuovi particolari sullo sgombero del palazzo di Via Curtatone, a due passi dalla Stazione Termini e di fronte al Csm. Secondo alcune fonti qualificate consultate da Radiocolonna.it all’interno dell’immobile di proprietà della sgr Idea Fimit (Fondo Omega) e gestito dalla società Se.a, ci sarebbero ancora un centinaio di migranti, considerati di fascia debole, dunque per lo più minori.

Ad essi, si apprende, il gestore dell’immobile avrebbe offerto come alternativa un alloggio gratuito per un periodo di sei mesi, presso altri immobili nelle vicinanze della Capitale. Ma gli occupanti di via Curtatone avrebbero rifiutato pretendendo una sistemazione in centro e senza dividersi. Non solo. Nelle settimane scorse la stessa Se.a (Servizi Avanzati srl, assistita dagli avvocati Massimo e Massimo Achille Marini, conduttrice dell’immobile da 33 mila metri quadrati circa e fino a 10 giorni fa occupato dal 2013 da mille persone), avrebbe proposto un vasto piano di riqualificazione e bonifica dell’area, con conseguente creazione di nuovi posti di lavoro. Un piano che dovrebbe essere attuato nei prossimi mesi.

A questo è molto probabile, si apprende ancora, che nei prossimi giorni si proceda con un nuovo sgombero, per porre definitivamente fine alla situazione. Per quanto riguarda i dettagli dello sgombero di via Curtatone, oltre a una serie di bombole di gas vicine a dei cavi elettrici, anche locali addetti alla cucina di piadine infestati dai topi e una serie di carte recanti il timbro dell’Ambasciata Eritrea.

Ma al di là dello sgombero, vale la pena soffermarsi anche sulle ricadute economiche di tale occupazione. Sono quasi quattro anni che l’immobile non solo non produce reddito, ma genera passività considerevoli in termini di utenze e tasse di proprietà, rispettivamente per 240mila e 575mila euro all’anno. Se si fa il conto su tre anni sono, rispettivamente, 720mila e 1,7 milioni, per una spesa complessiva di oltre 2,4 milioni di euro (2.445.000). Calcolando quattro anni, che scadranno tra due mesi, ad ottobre 2017, sono rispettivamente 960 mila e due milioni e 300mila euro, per un totale -in questa seconda ipotesi – di 3.260.000 euro.

Intanto, questa mattina Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha incontrato al Viminale la sindaca di Torino Chiara Appendino e il prefetto Renato Saccone. Diversi i temi trattati e discussi, in particolare il sostegno da parte del Ministero dell’Interno, come informa una nota, per la realizzazione del progetto Moi (Migranti opportunità
integrazione) messo in campo con Prefettura, Comune, Regione Piemonte, Citta’ Metropolitana e Diocesi, l’impegno sul regolamento dei campi Rom e la bonifica di via Germagnano per debellare il fenomeno dei roghi.

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