Andrà a processo l’8 maggio prossimo Massimo Galioto, il senza fissa dimora accusato dell’omicidio, preterintenzionale, di Beau Solomon, lo studente americano morto a Roma la notte tra il 30 giugno e il 1 luglio del 2016 dopo esser stato spinto nel Tevere. Il gup ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio del pm Francesco Marinaro e il procedimento si terrà davanti alla Terza Corte d’Assise di Roma, nell’aula bunker di Rebibbia.Secondo quanto emerso durante le indagini, la notte della tragedia, il ventenne era ubriaco e barcollante, quando venne abbordato da due persone con l’intento di derubarlo. Dopo essersi impossessati della carta di credito di Solomon, i due lo lasciarono sulla banchina del Tevere dove, in un secondo momento, il giovane incontrò Galioto con il quale litigò prima di esser spinto nel fiume. Gli investigatori hanno sempre escluso un collegamento tra i responsabili del furto della carta di credito e Galito. Contro l’attuale imputato testimoniò la sua compagna Alessia Pecchioli, anche lei senza fissa dimora.
“Ci aspettavamo il rinvio a giudizio ma siamo sufficientemente tranquilli – afferma l’avvocato Michele Vincelli, difensore dell’imputato – perché siamo convinti che se riusciamo a rintracciare alcuni testimoni sapremo dimostrare l’estraneità del mio assistito ai fatti contestati. Non credo proprio che ci possano essere elementi per condannarlo. La Pennacchioli è stata sentita otto volte, vorrà dire che la sentiremo in aula per l’ennesima volta”.
“La famiglia confida nella giustizia affinché sia individuato il responsabile, anche per questo saremo parte civile nel processo”, sottolinea Giuseppe Zanalda, legale di parte civile per la famiglia della vittima. “A noi interessa accertare la verità, abbiamo letto gli atti e siamo convinti che l’imputazione sia fondata – aggiunge -. Non c’erano elementi per non disporre il rinvio a giudizio. Galioto forse non voleva uccidere il ragazzo, ma, dopo la lite, lo ha spinto. La morte probabilmente non era voluta ma non ha fatto nulla per salvarlo”.