La tassa sugli extra profitti, voluta dal governo Draghi, affossa l’utile di Acea. La multiutility di Piazzale Ostiense, fresca di ribaltone al vertice con l’addio di Michaela Castelli e l’arrivo di Barbara Marinali (numero uno di Open Fiber) ma anche di polverone mediatico sul ceo Fabrizio Palermo (ex Cdp), ha chiuso il 2022 con ricavi consolidati pari a 5,1 miliardi di euro, in aumento del 29,4% rispetto al 2021, principalmente in conseguenza dell’incremento dei ricavi da vendita di energia elettrica. L’Ebitda è stato pari a 1,3 miliardi (+4% rispetto al 2021), mentre l’utile netto è pari a 280 milioni di euro (-11% rispetto al 2021, per effetto di -39 milioni di euro di tassazione sugli extra-profitti). Gli investimenti sono stati pari invece a 1 miliardo (+8% rispetto al 2021).
“Il 2022 è stato un anno complesso per l’instabilità geopolitica con effetti inflazionistici e una forte volatilità sui mercati dell’energia”, ha spiegato Palermo. “Il gruppo ha registrato una positiva performance anche grazie alle importanti azioni messe in atto negli ultimi mesi dell’anno, come la riduzione dei costi, la maggiore efficienza operativa e il recupero dei margini. Per il 2023, in uno scenario che si presenta ancora difficile, si prevedono risultati positivi e in crescita anche grazie alle ulteriori iniziative di ottimizzazione industriale e finanziaria messe in atto dal management sin da inizio anno”, ha aggiunto.
Tornando ai conti, nell’attesa di capire fino in fondo il ruolo dell’azienda sulla realizzazione del termovalorizzatore di Roma (il bando dovrebbe vedere la luce ad agosto), l’indebitamento finanziario netto è di 4,4 miliardi di euro, rispetto ai 3,9 del 31 dicembre 2021. L’andamento risente, tra l’altro, del maggiore assorbimento di capitale circolante. La Borsa, comunque, non ha gradito, con il titolo rimasto freddo.