I grandi artisti del Rinascimento e le tartarughe Ninja

Parliamo dei grandi artisti del Rinascimento seguendo, quasi per puro gioco, i nomi delle tartarughe Ninja. Cominciamo con Leonardo

Pare blasfemo ma, questa raccolta di biografie di artisti del Rinascimento, accompagnata dallo studio di alcune loro opere, ha come sottotitolo “Le Tartarughe Ninja” termine, per altro usato largamente dal grande critico Daverio.

Era il 1984 e dalla matita di Kevin Eastman e Peter Laird nasce prima il fumetto e poi il cartone animato , de “Le tartarughe Ninja”. Negli anni 80 tutti seguivano le avventure delle quattro tartarughe specializzate in arte marziali, in una New York anni 80 tutta punk e graffiti. I loro nomi, assurdamente selezionati, erano: Leonardo, Raffaello, Donatello e Michelangelo.

Così come si fa con le opere scelte abbiamo deciso di seguire gli approfondimenti che Galleria Vittoria riprende con cadenza, prevalentemente, settimanale le storie e le principali opere degli uomini del Rinascimento Italiano, altrimenti soprannominate dai più “Le Tartarughe Ninja”. E non esiste, nella storia, “artista” che non sia passato da Roma, dedicandole un angolo del proprio cuore e della propria inventiva.

LEONARDO:  Leonardo e l’Annunciazione
Figlio illegittimo di Ser Pietro, notaio fiorentino, e di Caterina, una giovane contadina, Leonardo nasce a Vinci nel 1452. Già da giovanissimo, dimostra il suo talento, così il padre decide di portarlo a Firenze dove, impara i rudimenti delle arti plastiche nella bottega del Verrocchio. Tra il 1472 e il 1475 Leonardo dipinge l’Annunciazione, ora conservata agli Uffizi di Firenze, e raccontata di seguito a queste brevi note biografiche. Nel 1478 apre a Firenze la sua prima bottega e nel 1481 crea “l’Adorazione dei Magi” per i monaci di San Donato a Scopeto.

Nel 1482 si trasferisce a Milano, al servizio del Duca Ludovico, deciso ad abbandonare l’arte. Alla corte si presenta, infatti, come ingegnere militare e civile, descrivendo solo alla fine della lettera di presentazione le sue abilità di architetto, pittore e scultore.

La corte Milanese lo incoraggia a sviluppare tutti i suoi talenti in qualsiasi campo lo interessi, sia scientifico che artistico. Tra il 1482 e il 1499 Leonardo, per ordine del Duca, si impegna in tutte le imprese, partecipando dapprima a un concorso per la cupola della Cattedrale di Milano, e successivamente per il Palazzo di un nobile. Né l’uno e né l’altro però portati a termine. Alla corte milanese disegna i costumi e scenografie teatrali, compresi i macchinari  di scena. Come scultore passa molto tempo per modellare il monumento a Francesco Sforza, anche questo mai completato. Tra il 1495 al 1497 dipinge il “Cenacolo” a Santa Maria delle Grazie.

Per questa gigantesca opera sperimenta una nuova combinazione di colori, purtroppo però non ottiene l’effetto sperato, con problemi nella tenuta del colore.

Nel 1499 i francesi invadono Milano, e Leonardo è costretto a rientrare a Firenze.

Nel 1502 entra al servizio di Cesare Borgia, come ingegnere militare, viaggia molto, in particolare nell’Italia centrale. Le mappe dei suoi viaggi sono ancora oggi considerate importantissime nella storia della cartografia.

Tra il 1505 e 1507 dipinge Monna Lisa, ma decide di non vendere l’opera al committente, bensì a Francesco I di Francia.

Tra il 1514 e il 1516 vive per due anni a Roma, terminando così i quaderni con le riflessioni e nozioni per gli studi anatomici, matematici e meccanici. Lui sarà il primo infatti, a scoprire il funzionamento del cuore umano.

Nel 1517 Leonardo torna in Francia e due anni più tardi, il 2 maggio del 1519 lascia la vita terrena a Cloux.

 

Annunciazione 1472-1475
Olio e tempera su tavola, 98 × 217 cm, Galleria degli Uffizi, Firenze.
Ritrovato nel1867 nella piccola chiesa di San Bartolomeo a Monte Oliveto, sulle colline a sud di Firenze.

La composizione di questo dipinto è fortemente panoramica, la Vergine infatti si trova al centro di uno spazio solido in architettura, in un angolo all’esterno dell’abitazione, e questo crea una prospettiva che porta al paesaggio come via di fuga. L’angelo annuncia la lieta novella emergendo dagli alberi dello sfondo. L’opera è divisa in due parti: l’angelo annunciante e la Vergine annunciata.
La luce nel dipinto è l’elemento principale e permette all’opera di essere dinamica e viva, la luce, rimbalzando sul muro, illumina i volti e i capelli, i chiaroscuri rendono gli indumenti morbidi e mossi. Con la prospettiva aerea i colori chiari e freddi rendono efficacemente la lontananza, l’utilizzo dei colori delle tinte azzurre danno profondità all’opera, insieme allo sfumato che richiama l’arte fiamminga. Leonardo crea un’opera di ampio respiro che non dimentica mai però il dettaglio che ci riporta ad uno studio attento della natura, come notiamo per esempio nella vegetazione minuta del prato.

Tiziana Todi per Galleria Vittoria

 

 

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